Sul palco artisti e comunità: il Kilowatt Festival di Sansepolcro non molla

La manifestazione raduna a Sansepolcro il meglio della scena contemporanea emergente. Per una manciata di giorni ogni estate teatro, danza, circo, musica, letteratura, arti visive trovano casa nella cittadina della Valtiberina, trasportati da compagnie e artisti provenienti da tutto il mondo.

Anche quest’anno Kilowatt Festival illuminerà il borgo, alimentato dall’energia di uno strettissimo legame con la comunità e il territorio. La scelta degli spettacoli è riservata in parte alla Selezione Visionari: un gruppo di appassionati, residenti nei dintorni di Sansepolcro e non impegnati per lavoro nel settore artistico-creativo, durante l’inverno passa in rassegna i dvd inviati dalle compagnie che si candidano a partecipare alla kermesse, ne discute e individua quelli che lo convincono di più. I preferiti finiscono in cartellone. Ecco come la diffidenza verso teatro e arti affini (se esiste) lascia spazio alla curiosità, per i Visionari e coloro – spesso non addetti ai lavori, “semplici spettatori” come i selezionatori – che affollano gli appuntamenti in programma di edizione in edizione.

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Lucia Franchi e Luca Ricci, tra i fondatori della compagnia CapoTrave e ideatori del festival, l’hanno cresciuto a pane e condivisione. Se i 38 titoli del cartellone della prossima edizione – da lunedì 20 a domenica 26 luglio – potranno andare in scena (pandemia permettendo), molto del merito va ripartito fra istituzioni, vari soggetti del territorio e artisti, ciascuno per la sua parte.

Abbiamo spostato tutti gli spettacoli in luoghi all’aperto e nei chiostri“, spiega Lucia Franchi, “posti protetti per la compagnia e che ci permettono di agire in completa sicurezza rispetto alle nuove normative, che vanno assolutamente osservate per una questione di salute e responsabilità. Ma le dinamiche della partecipazione sono le stesse, e prenderanno parte al festival le compagnie che i Visionari hanno scelto. Abbiamo anche deciso di allestire in una piazza un maxischermo per le dirette streaming di alcuni spettacoli: il numero degli spettatori deve essere per forza ridotto, questo è un modo per includere pure chi non riesce ad avere il biglietto. Per il resto, lo spirito sarà quello di sempre. Per noi vuole essere anche una delle tante occasioni di ritornare a stare insieme, superando la paura di stare in mezzo alla gente, di incontrarsi. È un passaggio che va fatto. È vero che un mese e mezzo è lungo, ma speriamo che da qui a luglio succedano solo cose belle“.

Sbirciare nel dietro le quinte della kermesse significa inevitabilmente tornare con la memoria a marzo e aprile, nel pieno della fase ascendente dell’emergenza sanitaria. Ancora Franchi: “Dalla fatidica data del 9 marzo fino ad oggi abbiamo sempre lavorato al festival, non ci siamo mai fermati. Da una parte abbiamo continuato a portare avanti il nostro lavoro, sia per dare il senso ai giorni, sia perché nessuno ci aveva detto che non avremmo potuto fare Kilowatt a luglio. Ben consapevoli che ci sarebbe stata una certa probabilità che fosse impossibile, per come andavano le cose in Italia e all’estero. Questo ha richiesto una buona dose di ottimismo e fiducia nel futuro“.

Durante i mesi di lockdown la compagnia CapoTrave/Kilowatt ha incanalato lo sforzo di non interrompere i contatti con la comunità in due direzioni principali. Il primo pilastro della strategia coincide con il reading espanso di “C’era due volte il Barone Lamberto, il libro scritto da Gianni Rodari nel 1978: una storia evocativa, che tocca temi come l’isolamento e la rinascita di una collettività attraverso una trama divertente e profonda, adatta a suscitare riflessioni utili per affrontare le settimane più dure della pandemia in Italia. Cinquanta voci hanno portato a termine sui social della compagnia la lettura integrale e progressiva della novella di Rodari, al ritmo di due brani al giorno, tramite video registrati da casa e poi fatti girare online.

Come seconda mossa, CapoTrave/Kilowatt – in qualità di una delle due associazioni che costituiscono il Centro di Residenza della Toscana e insieme ad altre realtà – ha promosso un bando per l’assegnazione di quattro residenze artistiche digitali. Circa 400 i progetti arrivati da tutta la penisola. L’obiettivo è stato stimolare i creativi a esplorare lo spazio digitale come palcoscenico virtuale da cui costruire una nuova interazione con il pubblico. “La selezione definitiva è molto difficile, ci stiamo arrivando in questi giorni. È un aspetto che non esclude il ritorno dello spettacolo dal vivo, ma vuol dire considerare le possibilità di altri linguaggi” per gli artisti.

Almeno una parte del mondo teatrale aveva il desiderio, il bisogno, la voglia di andare avanti“, racconta Lucia Franchi. “In questi mesi si sono moltiplicate le iniziative di compagnie e artisti che hanno lavorato sia in maniera invisibile (per spettacoli futuri) che visibile, usando le piattaforme digitali. Inoltre si sono svolte tantissime iniziative di confronto fra operatori, anche per discutere sugli aspetti economici delle attività di questo settore. Tecnici, artisti e molti altri si sono ritrovati improvvisamente senza lavoro. Il tema è stato affrontato in maniera costruttiva e collegiale. I teatri erano chiusi solo fisicamente“.

Quale futuro per lo spettacolo dal vivo? Per Franchi dovrà muoversi “allo stesso modo. Questi mesi estremi hanno messo in evidenza le tante debolezze – come quella economica – ma anche molti punti di forza di questo settore. Per esempio, la capacità di alcune strutture che non sono freelance, hanno finanziamenti e una loro stabilità economica e possono portare avanti un discorso di positività e buona volontà. Il teatro in particolare ha capito che non è una cosa a parte dalla società. Se ci isoliamo nelle nostre torri d’avorio senza considerarci parte della comunità, siamo destinati a finire perché ci sono mezzi molto più potenti. Se invece il festival crea comunità, con o senza COVID, il teatro ha la sua forza e può ancora stare dentro la società e raccontarla“.

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