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sabato | 01-03-2025

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“Eroi dimenticati”, gli infermieri annunciano una mobilitazione. Grasso: “Necessario cambio di rotta”

La pazienza è finita: con questo grido d’allarme la Federazione Nazionale dell’Ordine delle professioni infermieristiche vuol far chiaramente capire alle istituzioni, nazionali, regionali e locali, che la situazione non è più sostenibile. Il Presidente dell’Ordine di Arezzo Giovanni Grasso, che è anche coordinatore regionale e membro della Commissione d’Albo nazionale, rilancia con forza questo messaggio partendo da un assunto: “non serve che ci chiamino angeli o eroi se a queste parole non seguono fatti concreti. In questi mesi – afferma Grasso – gli infermieri sono stati costretti a lavorare in costante emergenza, ad ammalarsi più e peggio di ogni altra categoria, a rinunciare a ferie, permessi, progetti di carriera e di vita. Oggi, in una lettera aperta inviata a Governo, Parlamento, istituzioni e Regioni, la Federazione nazionale annuncia che sarà il punto di riferimento di una risposta unitaria, indipendente da appartenenze sindacali e partitiche, da ruoli e posizioni, ma con l’esasperazione che ormai investe tutta la categoria. Stiamo infatti perdendo la speranza di una Sanità e di una politica in grado di riconoscere percorsi di valorizzazione della professione infermieristica, con un adeguato ritorno economico e un sistema realmente meritocratico. Così muore una professione. Così si impedisce il ritorno degli infermieri formati in Italia e valorizzati all’estero. Così si ignorano il dolore e l’impegno di centinaia di migliaia di vite. Il cambio di rotta è quindi indispensabile, e il tempo delle mediazioni è finito”, conclude Giovanni Grasso riprendendo i temi della lettera aperta e annunciando anche un azione a livello regionale, anche se a differenza di altre aree toscane, l’ASL Toscana Sud Est sta iniziando ad assumere in blocco con chiamata d’emergenza, “Bene le assunzioni, come abbiamo da tempo sostenuto, perché sono una boccata d’ossigeno importante. E’ necessario investire sul personale perché pochi infermieri significa poca salute, poca prevenzione, poca assistenza individuale. In sostanza, vuol dire non farsi carico dei bisogni sanitari dei cittadini ”, conclude Giovanni Grasso.

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