Tensione tra dipendenti e presidenza in Provincia di Arezzo: i sindacati contestano i decreti del Presidente Polcri
La rappresentanza sindacale unitaria (RSU) della Provincia di Arezzo, insieme ai sindacati della funzione pubblica, ha protocollato una lettera per contestare formalmente il comportamento del Presidente Alessandro Polcri, accusato di aver disatteso gli accordi raggiunti in materia di regolamento per l’attribuzione degli incarichi organizzativi.
La disputa è nata il 31 dicembre 2024, quando il Presidente Polcri ha firmato e pubblicato due decreti il n. 129 e il n. 130, che modificano il regolamento per la gestione delle posizioni organizzative del personale. I rappresentanti dei lavoratori ritengono che il contenuto dei decreti sia in contrasto con quanto concordato nei mesi precedenti e denunciano l’assenza di condivisione con i sindacati.
Nella lettera, i rappresentanti sindacali hanno espresso con fermezza che “le modifiche introdotte unilateralmente non rispettano le intese raggiunte e configurano un comportamento antisindacale che mina la fiducia tra le parti”.
I sindacati hanno informato la presidenza che, qualora il decreto non venga ritirato, saranno pronti a ricorrere al Tribunale del Lavoro di Arezzo per far valere i propri diritti.
La Provincia ha convocato per il 22 gennaio una riunione della delegazione trattante, organo preposto alla negoziazione tra sindacati e amministrazione. Tuttavia, la RSU ha già comunicato che non parteciperà all’incontro, reiterando la richiesta di revoca immediata dei decreti in questione.
Tutti i consiglieri provinciali sono stati resi partecipi della situazione attraverso una lettera dettagliata, sottolineando la gravità della questione e l’esigenza di un intervento rapido per ripristinare un clima di collaborazione.
La vicenda mette in luce un rapporto sempre più teso tra i dipendenti e la dirigenza provinciale. I sindacati chiedono con urgenza un segnale di apertura e trasparenza, affinché le decisioni riguardanti i lavoratori siano prese nel rispetto degli accordi e delle regole condivise. Resta ora da vedere come si evolverà la situazione e se l’amministrazione provinciale sarà disposta a rivedere le proprie posizioni.