Ubi in Intesa, firmato l’accordo sindacale a tutela dei lavoratori
Infatti, il 12 aprile scorso, le filiali di UBI Banca avevano aperto sotto il marchio di Intesa Sanpaolo, dopo la fusione della banca di Bergamo nel colosso bancario nazionale e – da ora – anche europeo.
A livello nazionale, hanno cambiato azienda – a seguito della fusione – quindicimila lavoratori, più di mille agenzie e svariati uffici di UBI. Nella nostra provincia, sono diventati dipendenti del Gruppo ISP/Intesa Sanpaolo, più di quattrocento lavoratori UBI (tutti dell’ex Gruppo BancaEtruria), fra le filiali e il centro direzionale di Via Calamandrei. Questi, vanno così ad aggiungersi alla già importante presenza di ISP ad Arezzo, stimata in una forza lavoro attorno alle duecentocinquanta persone.
In Italia, ora la “nuova” ISP ha ottantamila lavoratori, mentre in provincia di Arezzo circa seicentocinquanta (come aveva, più o meno, BancaEtruria).
La trattativa sindacale era cominciata lo scorso 11 febbraio ed aveva lo scopo di preservare ai dipendenti UBI la struttura del loro Contratto Aziendale, un Contratto di alto livello, molto articolato e frutto di anni di accordi sindacali.
L’accordo sindacale firmato nella notte fra il 13 e il 14 aprile ha raggiunto il suo scopo, trovando il migliore equilibrio, la migliore forma di integrazione fra il Contratto Aziendale UBI e quello di ISP; una firma che ha evitato ai lavoratori di UBI di perdere tante conquiste storiche. Non solo, ma alcune di queste conquiste normative verranno estese anche a tutti i lavoratori ISP (prima e dopo la fusione).
Molte sono le voci contrattuali disciplinate nel testo siglato, come ad esempio: mantenimento delle parti economiche che compongono la retribuzione, previdenza complementare, disciplina del part time, percorsi professionali, regole sui trasferimenti, tutele per situazioni di disabilità, tutela della genitorialità, misure a vantaggio dei giovani assunti, premi di risultato, welfare aziendale, etc.
Non solo, ma entro maggio dovrà concludersi il “secondo tempo” dell’integrazione di UBI in ISP, con un nuovo e virtuoso accordo sulle Politiche Commerciali, per dare un freno alle indebite pressioni commerciali sui lavoratori. Infine, entro il termine di ottobre, andranno definite le materie conclusive del Contratto Aziendale UBI oggi non affrontate, come: assistenza sanitaria, buoni pasto, previdenza complementare e altro.
Fabio Faltoni, segretario provinciale coordinatore della FABI – Federazione Autonoma Bancari Italiani; dipendente Intesa, ex UBI. La FABI è il primo sindacato in Italia nel settore bancari, commenta: “Come avevamo promesso, la FABI – Federazione Autonoma Bancari Italiani, il primo sindacato nel settore bancario, ha portato anche su questo accordo di integrazione UBI in ISP, tutto il suo peso, la sua determinazione e la sua esperienza, con un risultato che premia i lavoratori tutti e riconosce anni di conquiste sindacali. Massimo continuerà ad essere il nostro sforzo per tutelare al meglio gli ottantamila dipendenti di Intesa e i seicentocinquanta della nostra provincia”.