Una novità su piazza che parla al futuro con una proposta che, se funzionerà, potrà trovare applicazione anche in altre aree della Toscana.
Giani, in sintonia con una delegazione degli operai ex Bekaert incontrati prima del confronto con istituzioni e associazioni, richiama la necessità di “sobrietà e concretezza”.“Costruiamo un’intesa che, partendo da Bekaert, metta in circolazione informazioni, idee e stimoli per individuare nuove opportunità di lavoro per i disoccupati del Valdarno, a cominciare dai 113 ex Bekaert ”. Per dare attuazione al principio di “sobrietà e concretezza” si parte subito con una cabina di regia informale composta da istituzioni, associazioni di categoria, sindacati confederali che verrà poi ufficializzata con il protocollo di intesa.
Accanto all’elenco delle risorse pubbliche e delle strutture regionali a disposizione – finanziamenti, unità di crisi, attrazione di investimenti, incentivi, voucher trasporti, assistenza al lavoro tramite Arti, oggi non a caso rappresentata dal dirigente Paolo Grasso – a tenere banco a Figline è proprio il ‘fare rete’ fuori dai frazionamenti, con uno screening a pettine delle situazioni lavorative di crisi potenziale ma anche di eccellenza. Lo confermano i tanti sindaci presenti, con i quali ha fatto da tramite la sindaca di Figline e Incisa Valdarno Giulia Mugnai e che rappresentano l’intero Valdarno fiorentino e aretino e la Val di Sieve. “E’ fondamentale il ruolo dei sindaci – continua il presidente – anche per una mobilitazione in favore dell’intero territorio”.
Sullo sfondo, ancora una volta, la sfida di resistere e rilanciare davanti alle ricadute occupazionali della vertenza Bekaet ma anche la scommessa di ridistribuire le carte dell’occupazione in Toscana. Dichiara Valerio Fabiani, consigliere del presidente Giani per il lavoro e le crisi aziendali: “La partita non è chiusa noi non molliamo di un millimetro sulla reindustrializzazione del sito. Da questo punto di vista non siamo stati a guardare: abbiamo messo in campo un’idea che lega Figline e Piombino nella filiera dell’acciao in Toscana. Si tratta di difendere, innovandola, un pezzo fondamentale dell’industria di base italiana”. “La priorità è mettere in sicurezza questi lavoratori – continua Fabiani -; domanda ed offerta di lavoro non si incontrano facilmente e l’obiettivo è lavorare su questo disallineamento. L’iniziativa che lanciamo oggi incrocia domanda e offerta sul territorio e se funzionerà brevetteremo, per così dire, un modello da esportare in altre aree della regione”.
La sindaca Giulia Mugnai dichiara: “Per tutti noi e per Figline e Incisa Valdarno in particolare, accanto al tema dell’occupazione dei lavoratori è importante un ulteriore aspetto: reindustrializzare il sito produttivo, che rischia di rimanere vuoto e abbandonato. L’individuazione di una soluzione reale e concreta per i 58mila metri quadri di stabilimento ex Bekaert è cruciale dal punto di vista ambientale e urbanistico, per evitare di ritrovarsi a fronteggiare situazioni di mancato decoro e sicurezza in pieno centro cittadino”. “Abbiamo chiesto alla Regione di farsi promotrice di uno studio approfondito del territorio, che possa far emergere sia i vantaggi competitivi che lo caratterizzano sia le sue fragilità (tra cui infrastrutture, sicurezza idraulica e mobilità, da potenziare), nell’ottica di renderlo più attrattivo per ulteriori e futuri investimenti privati. Questo lavoro, inoltre, fungerà da base per una ricognizione delle attività produttive in espansione e potenzialmente interessate, quindi, ad assumere”.
Sullo sfondo naturalmente il polo dell’acciaio toscano incentrato su Piombino: “In prospettiva il sito Bekaert potrà trovare collocazione nella filiera dell’acciaio toscano ed è un ragionamento che stiamo ponendo con molta forza al governo” dice Giani. In primo piano la ripresa del mercato dell’acciaio e la volontà che lo Stato investa su Piombino.