“Bella ciao”, meglio opposizione che commiserazione

Ed io mi domando: perché? Eppure non è una canzone di guerra, non è un inno di lotta, è così dolce nelle sue strofe da essere entrata nella tradizione della musica italiana.
Eppure, dopo 76 anni, quella canzone, alle orecchie di taluni, fa lo stesso effetto del ronzare di una vespa infuriata. Sembra quasi che qualcuno non abbia ancora digerito la sconfitta (militare ma non politica) del fascismo. Dico militare perché, se dal punto di vista bellico, Mussolini e Hitler furono schiantati, è altrettanto evidente che, sul piano politico, in Italia le correnti carsiche del fascismo sono rimaste vive.
Per questo “Bella ciao” fa paura, fa paura come fanno spavento i brutti ricordi che uno si porta dietro da bambino. Epperò e so di dire una cosa pesante, preferisco mille volte coloro che si oppongono a quella canzone per ideologia, a quelli che la tollerano con un sorriso di commiserazione.
L’ho scritto e l’ho detto. Ciò che non sopporto di questo paese è la zona grigia, la terra di mezzo dove tutto è possibile. Una tradizione trasformista che viene da lontano se, lo stesso Guicciardini, sentì il bisogno di coniare il famoso proverbio «o Franza o Spagna, purché se magna».
In quella terra grigia prosperarono i fascistissimi del 1936, guarda caso gli stessi che il 25 aprile si scoprirono dall’oggi al domani antifascisti. Perché questo è il paese degli idoli spezzati, da Craxi a Berlusconi, da Renzi a D’Alema.
Oggi nel podio troviamo Salvini e Meloni, ma statene certi, se domani dovessero cadere in disgrazia, una bella fetta di quelli che li sostengono sarebbero pronti a crocifiggerli. Per questo non provo risentimento per chi ripudia, dal punto di vista ideologico, “Bella ciao”, se non altro sono coerenti.
Così come meritano rispetto tutti coloro che, in quei lontani anni di guerra civile, scelsero una delle due sponde del fiume per non rimanere a guardare. Ed infatti tutte e due le parti in lotta hanno, seppur in modo diverso, perso la guerra. A vincerla sono stati i vili, gli ignavi e gli opportunisti. Hanno vinto i bisnonni e i nonni di quelli che oggi sono pronti a calpestare tutto e tutti per il proprio interesse.