Bombe su Castiglioni

Appena il fumo si diradò sorse spontanea la domanda: perché?
Castiglioni non era un bersaglio militare né tantomeno uno snodo strategico. Non possedeva fabbriche, arsenali, caserme. Perché quella strage?

Sulla scia dell’atroce dilemma vennero fuori le interpretazioni più fantasiose. Ci fu chi spergiurò che le bombe erano destinate a colpire un magazzino di pellami che stava alla Ripa, un altro affermò di sapere per certo che il bersaglio era un capitano arrivato da poco in paese. Altri dettero la colpa alla presenza di un gruppo di legionari fascisti acquartierati a Scolopi.
A nessuno sorse però il dubbio del perché gli americani avrebbero dovuto sprecare tonnellate di bombe per qualche pelle di vacca, un ufficialetto senza importanza e una mezza compagnia di militari.

La verità, come ha dimostrato la ricerca di Enzo Droandi, pubblicata trent’anni orsono nei Quaderni della biblioteca, è banale ma non per questo meno drammatica. Il bombardamento fu frutto di un errore.

La formazione di trentasei B-26 Marauder dell’USAAF, partita dall’aeroporto di Elmas in Sardegna, aveva come bersaglio lo scalo merci della stazione di Arezzo e per uno sbaglio dei puntatori sganciò 76 bombe da 500 libbre su Castiglioni.
Per fortuna, se di fortuna si può parlare, solo 13 bombardieri liberarono il loro carico di morte, gli altri 23, resisi conto dell’errore, virarono oltre. Se tutti avessero sganciato le bombe che trasportavano il paese sarebbe stato polverizzato.

Quella tragedia per quanto lontana nel tempo, continua a segnare nel profondo la memoria collettiva dei Castiglionesi ma, come accade negli uomini, anche i ricordi collettivi col tempo tendono ad affievolirsi.
E invece i nuovi castiglionesi, quelli che sono nati tanti anni dopo hanno il dovere e il diritto di sapere.
Per questo, in occasione dell’ottantesimo, sarebbe stato un bel gesto, per distribuirla nelle scuole, dare alle stampe una riedizione del libro che narra le vicende del bombardamento. Un doveroso omaggio alle vittime di quella domenica di sangue del 1943 e un utile insegnamento.

Come ha scritto il Prof. Ivo Biagianti nella introduzione al libro di Droandi «non esiste la possibilità di una guerra che risparmia gli innocenti, capace di selezionare rigorosamente gli obbiettivi», non esiste «il bombardamento di precisione, l’operazione chirurgica».
Ne abbiamo ogni giorno conferma nelle notizie che arrivano dall’Ucraina e da Gaza. Il vero nemico è la guerra.

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