“Che epoca terribile quella in cui degli idioti governano dei ciechi” (dal Re Lear di William Shakespeare)
L’arroganza, il narcisismo, l’egocentrismo, la protervia, la buffoneria, l’incoerenza, il trasformismo, l’incompetenza, l’improvvisazione, appartengono a buona parte dell’attuale classe politica e non sono la malattia, bensì i sintomi del male, che ha stravolto la politica in questo paese. Un morbo terribile, che fa perdere il senso delle proporzioni e che porta alla rovina: non si può mettere in crisi un governo quando ci sono più di 80 mila morti per Covid, una possibile terza ondata dell’epidemia, una situazione economica e finanziaria disastrosa.
Tuttavia, nella lettera che i rappresentati di Italia Viva hanno inviato al Presidente del Consiglio, ci sono argomenti che meritano un approfondimento. Quando scrivono «Per affrontare l’emergenza il nostro Paese ha bisogno di una visione, non dell’approccio del giorno dopo giorno…», il ragionamento non fa una piega.
Questa è politica. Perché dalla crisi si può uscire in due modi: con un restringimento delle libertà, facendo pagare il prezzo ai soliti noti, oppure con politiche economiche espansive legate alla rivoluzione verde, al rafforzamento del welfare, ad un piano affidabile sulle infrastrutture, alla riforma del fisco e della pubblica Amministrazione.
Spetterebbe al PD, unica forza di peso della sinistra, assumersi il gravoso onere di indicare in quale direzione drizzare le vele. Purtroppo il PD, in questo momento, è un “partito non-pervenuto” o meglio, dopo ben 14 anni, non è ancora compiuto. E’ un partito piccolo per le sue ambizioni, col 20% scarso non si va da nessuna parte, soprattutto senza un quadro chiaro di alleanze. Al tempo stesso è sovrabbondante, visto che al suo interno convivono troppe spinte diverse organizzate in piccoli centri di potere. Ma più di tutto manca un pensiero forte e una classe dirigente parimenti robusta. Tutto questo è il prodotto di anni di destrutturazione, di impoverimento culturale, di arrivismo sfrenato, di personalismo esasperato, di una selezione basata sulla fedeltà e non sulla competenza.
Di fronte a una destra definita nei suoi assetti politici e organizzativi, il Pd soffre a livello nazionale e locale di una paurosa solitudine politica. Rimanendo dalle nostre parti, qualcuno si è reso conto che in questa provincia, tranne il Valdarno, PD e sinistra non sono più maggioranza? La tendenza è quella di sfuggire a questa “tragica” realtà perché questo significherebbe riconoscere che molto si è sbagliato, che si sono fatte scelte suicide, deprimendo le migliori energie e mancando l’obiettivo fondamentale del rinnovamento che non è solo generazionale, ma è rinnovamento di metodi e di idee. Ci sarebbe bisogno di un sano bagno di umiltà che portasse all’affermazione di nuove culture, di intelligenze fresche, di visioni originali. Ma così non è e così non sarà. Ed allora perché incazzarsi solo con Renzi? Le sue colpe fanno da specchio a quelle di chi, in tutti questi anni, si è mostrato indifferente rispetto all’involuzione della politica, voltandosi dall’altra parte per interesse personale e pigrizia. Per come la vedo io è necessaria una lunga traversata nel deserto. Governerà la destra? Può darsi che occorra passare sotto queste forche caudine per ricostruire quello che è stato distrutto. Tuttavia sono dubbioso se sarà sufficiente, l’esperienza m’insegna che laddove si è perso ancora non si è imparata la lezione.