Destra e sinistra, riformisti e conservatori, rivoluzionari e reazionari: tutti nella trappola
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Non deve dunque destare meraviglia, scherno o peggio ancora indignazione vedere la nobile (sic!) arte della politica ridotta a quattro zompi da saltimbanco.
Oggi la missione, per chi governa, non è cambiare le cose, migliorare la vita delle persone, questa è roba da nostalgici del novecento. Quello che conta è la ribalta, essere seguiti dal maggior numero possibile di persone giacché il mondo iperconnesso è un infinito palcoscenico.
In fondo la Politica fin dall’antichità è stata spettacolo, ma non era mai successo che lo spettacolo diventasse politica. Una melassa appiccicosa dove comportamenti comici (e tragicomici), gesti al limite del grottesco, speculazioni sui morti e sui vivi, fanno da colonna sonora a sindaci e onorevoli vestiti come pagliacci, intenti a far divertire il pubblico sparando idiozie che nulla hanno a che vedere con il compito che il popolo sovrano gli ha affidato.
In questa trappola ci sono caduti tutti, destra e sinistra, riformisti e conservatori, rivoluzionari e reazionari. Con ciò non voglio fare la morale a nessuno. Dico solo che la serietà sarà pur noiosa ma è una medicina necessaria. Perché se non si infrange il muro dell’immagine, della rappresentazione di una politica clownesca, non si arriverà mai alla sostanza delle cose da fare.
Se poi, invece, si sceglie la strada di mettersi in posa per far colpo, per accrescere la lista dei contatti per cui in politica non ci si misura sulle idee e sui progetti ma sui «followers», va bene lo stesso. Tuttavia, come ormai ripeto da tempo, non dobbiamo meravigliarci se domani qualcuno, da diecimila chilometri di distanza, deciderà del nostro destino con un messaggio su WhatsApp.