Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

mercoledì | 18-12-2024

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

Di quando si capiva da quale parte stesse la sinistra

Dalle ultime elezioni sono cambiate molte cose, tuttavia i risultati di allora continuano a bruciare come piombo fuso. Gli studiosi di queste cose ci dicono che gli operai allora scelsero per il 37% i Cinque stelle e per oltre il 40% la coalizione di centrodestra, mentre al Pd e ai suoi alleati sono rimaste le briciole: il 15%. Tra i disoccupati, dove c’è stata fortissima astensione (uno su tre), il 40% ha scelto il centrodestra e un 37% il M5s, lasciando al Pd e ai suoi alleati il 10%.
In altre parole la sinistra è ultima tra gli ultimi. Una contraddizione, visto che l’obbiettivo di una forza di sinistra dovrebbe essere quello di dare voce a chi non ne ha e di combattere le disuguaglianze che attraversano la società.
Eppure di cose da dire ve ne sarebbero tante, dalle pensioni ai diritti del lavoro, dalla salute alle contraddizioni tra sviluppo e ambiente. E tante altre cose ci sarebbero! Cose semplici. Invece se ne parla poco e quando se ne parla sembra di assistere ad un convegno di scienziati: tecnicismi, parole inventate, termini astrusi. Si è deciso di puntare su temi come l’innovazione tecnologica, i diritti civili, l’integrazione europea, la globalizzazione, con una narrazione ottimista delle trasformazioni dell’economia e della società contemporanea che in molti non avvertono. E così si ragiona di temi importanti, ma lontanissimi dal sentire comune delle persone normali, quelle persone che si alzano presto, che vanno a fare la spesa al supermercato e la sera hanno voglia di un film.
E proprio di un film voglio parlare, l’ha programmato qualche giorno fa la Rai. Si intitola la “La classe degli asini” ed è ispirato alla vicenda di Mirella Antonione Casale e della sua lotta per l’inclusione dei disabili nella scuola nella Torino degli anni sessanta. Ebbene, a quel tempo, si capiva da quale parte stesse la sinistra e ci stava con una elaborazione culturale e con una visione del mondo. Oggi invece assistiamo a messe laiche celebrate da sacerdoti di culti oscuri, che forse vanno bene per le minoranze acculturate, ricche e spensierate delle grandi metropoli ma che non arrivano al cuore della gente. E tutto questo avviene dentro un clima ostile, dove basta accendere la TV o navigare nei social per capire la giustezza delle intuizioni di Pasolini sul rapporto tra tv mass-media e omologazione. No, cari amici, non sono tempi belli per la sinistra. E con questo vi saluto.

Articoli correlati