Dostoevskij, vittima della guerra e del politicamente corretto
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Dico “aveva” perché pare che di fronte alle proteste, l’Ateno abbia ritirato il divieto. Resta il grave fatto di un’Università che, in nome del politicamente corretto, al fine di “evitare polemiche in un momento di forte tensione”, censura uno scrittore morto da 200 anni, che non è certo un sostenitore di Putin e che quando era vivo rischiò di essere fucilato dagli sgherri dello zar. La sua colpa? Quella di essere nato a Mosca. Un atto di arroganza che conferma quello che penso da tempo, che il politicamente corretto sta diventando una dittatura. Per cui si abbattono le statue di Cristoforo Colombo perché considerato un colonialista e un genocida, si vieta la lettura dell’Odissea perché non abbastanza inclusiva e “Via col vento” il kolossal del 1939, viene bollato come razzista e oltraggioso verso la cultura afroamericana. Per non parlare dei contorcimenti linguistici con un uso insensato dell’asterisco, dello schwa o di altri segni per “opacizzare” le desinenze maschili e femminili. Una deriva insopportabile. A tutti voi cantori del “politicamente corretto” consiglio di leggere “L’idiota” di Dostoevskij. Ma non pretendo che lo sfogliate tutto, sono più di 600 pagine e avete di certo cose più importanti da fare. Meditate sul titolo e tenete a mente una frase del libro: “Quelle sensazioni non erano certo le allucinazioni prodotte dall’oppio, dall’hashish o dal vino, allucinazioni che annebbiano l’animo umano e lo conducono nel regno dell’irreale e dell’inesistente.” Ecco, io credo davvero che viviate in una dimensione parallela, che poco ha a che vedere con chi, ogni santo giorno, fatica per mettere insieme il pranzo con la cena. E con questo Vi saluto.
Foto da Wikipedia