Faccio quello che mi pare

In un mondo normale la politica e l’informazione dovrebbero dannarsi l’anima per un paese che tra meno di un anno sarà chiamato a una manovra correttiva di almeno 15 miliardi, per una sanità pubblica vicina al collasso e per una legge che rischia di dividere in due l’Italia. Non aggiungo, per amor di patria, temi come il dissesto idrogeologico, la fuga dei cervelli e la grande e piccola criminalità. Però dal mio punto di vista quei fatti “minori” non sono da derubricare a stupidaggini, perché implicano una cosina semplice a dire ma difficile a fare. Si chiama “rispetto delle regole”. Quei fattarelli, fastidiosi come zanzare, sono il termometro di quanto ormai sia alta la percentuale di chi dice «faccio quello che mi pare», con l’aggravante se a dirlo sono i rappresentanti della politica. Fatevi una domanda, se tutti facessero quello che gli passa per la testa o gli conviene, pensate davvero che le cose andrebbero meglio? Detto questo rimango convinto che certi accadimenti vengano gonfiati per mascherare la totale assenza di idee, cultura e progetti di buona parte della classe politica. È molto più facile prendersela con qualche esagitato che alza il braccio, che non affrontare i mille nodi che stringono alla gola questo benedetto paese.

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