Il Bartolomeo della Gatta può partire: lo ha deciso il Ministero su parere dell’Opificio

La Pinacoteca di Castiglion Fiorentino possiede molti tesori, tra i più rilevanti c’è una tavola di Bartolomeo della Gatta, il “San Francesco che riceve le stimmate”.
Col tempo quest’opera è diventa il “testimone visivo” del patrimonio artistico castiglionese. Non a caso era presente all’Expo 2015 di Milano e recentemente è stata collocata agli Uffizi nell’ambito del progetto “Uffizi diffusi”.
Appena tornata dalla trasferta fiorentina, la tavola del San Francesco è stata richiesta in prestito dal Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, per essere esposta in una mostra dedicata ai “Pittori moderni della realtà”.
Il motivo della richiesta risiede nel fatto che, a detta degli esperti, la pittura di Bartolomeo della Gatta è tra le fonti ispiratrici di autori del calibro di Annigoni, Bueno, Guarenti e Scilitan.
A partire da qui la storia si ingarbuglia.
La soprintendenza interpellata esprime un parere negativo sulla missione trentina perché, a suo dire, la nuova trasferta “metterebbe a rischio la conservazione del bene”. Però, dopo pochi giorni, accade una sorpresa. Con una velocità sorprendete per la burocrazia italiana, due incaricati dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze, su mandato del Ministero della Cultura, si presentano alla Pinacoteca di Castiglion Fiorentino.
Dal sopralluogo emerge che, nonostante si ritengano fondate le preoccupazioni della soprintendenza, con le dovute cautele l’opera può partire per Rovereto. Il Ministero forte di quest’ultima valutazione concede l’autorizzazione, ribaltando il parere della Soprintendenza. Cosa inusuale per noi, semplici mortali, abituati a considerare i pareri della Soprintendenza al pari di sentenze.
Nascono spontanee tre domande.
Perché il Ministero ha ritenuto necessario inviare a Castiglion Fiorentino i rappresentanti dell’Opificio quando c’era già stato un parere della Soprintendenza?
Perché il Ministero ha fatto fare una così brutta figura ad un suo organo facendolo smentire da un istituto del Ministero stesso?
Quanto conta nelle fonti del diritto il parere di una soprintendenza rispetto ad un parere di un Istituto autonomo?
Domande legittime, anche perché la storia non finisce qui, c’è qualcosa di più.
Dal quotidiano La Nazione apprendiamo infatti che il Professor Vittorio Sgarbi ha operato (parole a lui attribuite dall’articolista) una sorta di “moral suasion” nei confronti del Ministero una volta che la soprintendenza aveva dato parere negativo.
Niente di male, tutti gli onorevoli nella loro vita parlamentare hanno fatto delle “azioni persuasive”. C’è però un fatto che un pochino fa riflettere: il professor Vittorio Sgarbi, di cui è nota l’assoluta competenza e capacità, oltre che deputato è anche presidente del MART, cioè del museo che ha richiesto il prestito dell’opera e ispiratore della mostra in cui farà la sua comparsa la tavola di Bartolomeo della Gatta.
A questo punto cercatevi da soli la morale.
A me l’unica cosa che viene in mente è quel sonetto del Belli “c’era una vorta un Re che dar palazzo mannò fora a li popoli st’editto: “ Io sò io, e voi nun zete un cazzo…”

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