L’istruzione eterna cenerentola
Allora dicevamo «nulla sarà come prima». Nuovi ospedali, medicina territoriale, scuole moderne, tecnologie, migliori stipendi per insegnati e operatori sanitari.
È proprio vero che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni!
Quest’anno, per esempio, le famiglie italiane, invece di ricevere un sostegno, andranno incontro a una stangata per i libri e il materiale scolastico, una spesa che potrà superare i 1.200 euro a studente, cui si aggiungeranno i trasporti e le mense.
Ma non è solo una questione economica.
I dati della nostra provincia fanno rizzare i capelli in testa. Qui da noi gli studenti delle scuole secondarie che abbandonano gli studi sono quasi il doppio rispetto alla media regionale e i così detti “Neet”, (Not in Education, Employment or Training), cioè i giovani che non studiano e non lavorano ad Arezzo sono il 17%, sopra la media regionale.
Già oggi, ma ancor più sul medio periodo, questo deficit rappresenterà una perdita secca di competitività economica e di qualità sociale per il territorio.
Però, se solo accenni a queste cose, ti guardano come un marziano.
Diciamolo chiaramente, di questi argomenti non importa un fico secco a nessuno, perlomeno nelle stanze che contano. È il segno evidente di una politica impoverita, che si perde dietro alle stupidaggini e dimentica le cose importanti.
Sarà un caso ma la provincia di Arezzo è l’unica in Toscana in cui non ha sede un istituto di Istruzione Tecnologica Superiore.
Cioè un centro di ricerca scientifica e tecnologica in grado di dare risposta alle richieste del tessuto economico, un luogo dove le istituzioni si incontrano con le forze economiche e le università per dar vita a un modello di istruzione legato ai bisogni delle imprese.
Sono discorsi campati in aria? Tra qualche anno ne riparleremo. Intano molte scuole (e non solo per il calo demografico) sono a rischio di chiusura e quando chiude una scuola è sempre un giorno di lutto perché vuol dire che svanisce un pezzo di futuro.