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mercoledì | 19-02-2025

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La grafomania dei politici ovvero “scrivo quindi esisto”

Proprio così, perché oggi non bastano le autocandidature (una cosa orripilante anche dal punto di vista semantico). Per candidarsi bisogna aver scritto almeno un libro e poi via di corsa in giro per l’Italia a presentarlo.

Ultimamente si sono cimentati nell’impresa Stefano Bonaccini con IL PAESE CHE VOGLIAMO. IDEE E PROPOSTE PER L’ITALIA DEL FUTURO, Ely Schlein con LA NOSTRA PARTE. PER LA GIUSTIZIA SOCIALE E AMBIENTALE, INSIEME, Dario Nardella con LA CITTA’ UNIVERSALE DAI SINDACI UN FUTURO PER L’ITALIA E L’EUROPA.  

Che dire, li ammiro. Perché in mezzo alle preoccupazioni quotidiane di Presidente di regione, Sindaco e parlamentare, trovano il tempo per scrivere. 

Tuttavia non sono i soli, negli ultimi dieci anni sono usciti in Italia centinaia di libri (e non esagero) pubblicati da uomini politici: saggi, biografie, autobiografie, prosa e poesia. 

A destra e a sinistra sembrano tutti affetti dalla stessa grafomania, mancano soltanto i libri di cucina, anche se nel 2010 è uscito UNA RICETTA PER L’ITALIA. I POLITICI ITALIANI SVELANO LE LORO RICETTE PREFERITE.

In certi casi, stante la qualità dei prodotti, verrebbe da dire che è una fortuna che oltre il 60% degli italiani non legga. Tutto ciò fa pensare che quei libri non siano scritti per essere letti ma siano solo uno strumento per promuovere la faccia dell’autore. 

Quanto sarebbe meglio per chi fa politica leggere di più e scrivere di meno e alla fine sintetizzare il pensiero in poche righe chiare, nette e inequivocabili. 

Qualcuno affermò che i politici dovrebbero scrivere solo quando vanno in pensione, non mi pare che questa idea trovi grande fortuna, eppure sarebbe una proposta saggia.

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