La poesia contro i tromboni dell’ignoranza
I versi di Amanda Gorman sono belli: “We will not march back to what was, but move to what shall be“, “Non marceremo indietro per ritrovare quel che è stato, ma marceremo verso quello che dovrebbe essere…”.
Una esortazione che in questi tempi oscuri apre alla speranza ,ma, nel contempo, segna lo scarto tra ciò che dovrebbe essere e quello che invece è.
La poesia salverà il mondo? Se guardo a quello che ci gira intorno direi proprio di no!
In questo paese, nessuno può negarlo, impera la meschinità, l’insensibilità, l’arroganza becera e cafona di uomini pubblici e di piccole comparse.
Facciamoci una domanda: in quale altra nazione del mondo l’ignoranza è considerata un valore e la maleducazione è stimata forse più della virtù?
In quale altra nazione i buffoni viaggiano con la corona in testa e dettano le regole del vivere “incivile”?
Eppure, nella mia ingenua, retrodatata convinzione che la natura aborra il vuoto, e qui di vuoto ne abbiamo a bizzeffe, rimango convinto che questo circo non durerà in eterno. La speranza è che non si lasci troppe macerie alle spalle. Per questo credo che la poesia e la cultura e la bellezza e l’armonia, alla fine riprenderanno il loro posto. Se nel paese più potente del mondo si preferiscono, in uno degli appuntamenti pubblici più significativi, i versi di una poetessa, anziché la retorica pomposa dei tromboni, perché la stessa cosa non potrà, prima o poi, accadere da noi?
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