Matteo Serrotti ovvero i misteri ingloriosi del calcio italiano
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E’ uno che illumina il gioco in ogni circostanza, sia da trequartista che da mezzala.
E’ dall’inizio del campionato che mi chiedo come abbia fatto uno come Serrotti a perdersi in categorie che non gli competono, un giocatore di questo calibro relegato in serie D è una bestemmia (di quelle pese) al gioco del calcio. Non solo non riesco a trovare una risposta, ma il quesito genera una nuova domanda: quanti Serrotti navigano anonimamente tra i dilettanti senza riuscire a trovare la strada per giocare tra i professionisti? Poi la sera accendi la tv e vedi soggetti impresentabili vestire la maglia di gloriose società della massima serie. Un esempio tra tutti è Steven Nzonzi, centrocampista della Roma, che non solo gioca in serie A, ma ha anche fatto parte della rosa della nazionale francese che si è laureata campione del mondo ai mondiali di Russia 2018. E’ lento come un girarrosto, sbaglia otto passaggi su dieci, per fargli stoppare una palla gli ci vuole una raccomandata con ricevuta di ritorno, in pratica un vero e proprio impedito. C’è sicuramente qualche meccanismo strano che muove il calcio italiano, questo maldestro baccellone, alto 1 metro e 96 centimetri, è stato ingaggiato a peso d’oro dai giallorossi per la modica cifra di 30 milioni di euro. A Siviglia dopo aver incassato l’assegno hanno fatto feste per una settimana. Pare addirittura che il presidente e il direttore sportivo della società andalusa siano andati a nuoto fino in Marocco, il tutto per mantenere un fioretto che i due avevano rivolto alla Madonna del Rocio. Nzonzi gioca in quella Roma che ha fallito quasi tutti gli obiettivi stagionali, c’è ancora da mancare la qualificazione alla prossima Champions, ma i nostri temerari si stanno impegnando a fondo per non deludere le attese. Questo calcio non mi piace, viene gestito come la salumeria del poro schifoso, non a caso in Europa, Juventus a parte, facciamo ridere i pinguini. Il treno per Matteo Serrotti è passato in ritardo, c’è voluto l’intuito di Ermanno Pieroni, uno che la mattina a colazione si mangia gran parte dei direttori sportivi di serie A, anche lui costretto a lavorare in categorie che gli stanno parecchio strette. Non lo so come finirà questo campionato, se andremo in B, se faremo molta strada nei play off o finirà come una bolla di sapone a ferragosto (toccate ferro please), ma una cosa è certa: abbiamo visto un gran bel calcio, anche grazie a questo prezioso centrocampista che fino allo scorso anno era allo Scandicci. Come scriveva il grande Osvaldo Soriano “il calcio ha le sue ragioni misteriose che la ragione non conosce.”