Non conta il nome della strada ma dove porta

Ultimamente le scelte toponomastiche sembrano tornate a un criterio “politico”. Scelta “pericolosa” perché espone la toponomastica a flussi e riflussi. Ad esempio i governi napoleonici in Italia cambiarono la toponomastica in molte città ma poi, caduto Napoleone, le strade e le piazze ritornarono ai vecchi nomi.

Lo stesso accadde con il Fascismo. Mussolini in persona nel 1931 firmò una circolare che obbligava ogni paese a intitolare una strada alla capitale. Oggi oltre 7mila degli 8.100 comuni italiani hanno una via o una piazza chiamata Roma. Insomma intestare strade e piazze è uno dei tanti modi per dire: «ora comandiamo noi».

Meglio sarebbe, come in passato è stato fatto a Castiglion Fiorentino, andare a ricercare nomi di cittadini illustri, sconosciuti ai più, ed intitolargli una strada. Magari a qualcuno potrebbe venir voglia di sapere chi era un certo Porcacchi oppure chi fossero il Nestasino o Corinto Corinti.

Insomma i nomi delle strade portano lontano. Per questo considero poco costruttivo negare una strada al Presidente Pertini o alimentare controversie per una via intitolata a Craxi.

Recentemente ho letto di feroci polemiche sulla proposta di intitolare, non mi ricordo dove, una strada a Italo Balbo. Forse non lo sapete ma negli Stati Uniti esistono ben due strade intitolate a Italo Balbo: East Balbo Drive e Balbo Avenue entrambe a Chicago.

Questo per dire che la Storia è un poliedro pieno di sfaccettature. Le sfaccettature sono così tante da suscitare casi curiosi come quello del comune di Terracina, che intende intitolare una piazza alla memoria congiunta di Berlinguer ed Almirante.
Lasciamo dunque da parte le polemiche sui nomi delle strade e concentriamoci sulle cose serie.

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