Un grido che dalla piana fiorentina arriva fin qui
Pia illusione di chi ha la mente pigra e preferisce attaccarsi al presente piuttosto che affrontare la fatica di anticipare il futuro.
Inutile girarci intorno, in una provincia come la nostra la spina dorsale dell’economia è l’industria, sono le piccole e medie imprese e le microimprese, un’economia fatta di gente che produce beni materiali, roba che si tocca, che si trasforma, che si scambia.
Il sogno postindustriale è una chimera ma non per questo ho nostalgia delle ferriere fumose e delle catene di montaggio. So bene quanto l’organizzazione della fabbrica e del lavoro siano cambiati.
Proprio per questo sostengo che da parte delle Istituzioni e della politica sia arrivato il momento di essere meno modaioli e più rigorosi, recuperando la capacità di progettare e di mettere assieme tradizione e innovazione.
In questo scenario un ruolo centrale appartiene di diritto alle piccole e medie imprese le cui caratteristiche consentono di riorganizzare la produzione in modo veloce e flessibile, trasformandole così nelle protagoniste dell’economia locale.
La politica torni fare la politica e non l’azienda di soggiorno. La manifestazione della piana fiorentina ci grida in faccia che anche da noi occorrono politiche per la formazione, per il credito, ci vogliono insediamenti produttivi ecologicamente attrezzati, infrastrutture materiali e immateriali per ridare fiato alle aree interne.
Questa è la sfida che ci attende oggi, aspettare domani sarebbe già tardi.