Più ferro e meno gomma per mobilità fra Arezzo e Firenze

Il diritto ad una mobilità di persone e merci efficace e sicura è fondamentale per lo sviluppo economico e sociale di un territorio. Questo diritto è da tempo negato a tutti coloro che per motivi di lavoro o di studio o per trasferire merci, utilizzano il sistema di trasporto pubblico/privato e circolazione merci fra Arezzo e Firenze.

L’ultimo mortale incidente di mercoledì 29 maggio, con numerosi mezzi pesanti coinvolti, code che hanno raggiunto i dieci chilometri e intasamento della Regionale 69 già satura di traffico, è avvenuto in autostrada, tra le uscite di Valdarno e Incisa. Si tratta dell’ennesimo sinistro, a distanza di poche settimane da una lunga serie di altri incidenti che, oltre a morti e feriti, hanno provocato disagi enormi alla circolazione.

Fino al casello Valdarno è prevista la costruzione della terza corsia. Il progetto è iniziato nel 2010, poi aggiornato con le nuove norme tecniche e verrà presentato nella versione esecutiva per l’appalto entro questa estate. I lavori, secondo quanto annunciato alcuni mesi fa da Roberto Tomasi, Amministratore Delegato di Autostrade per l’Italia, dovrebbero partire nel 2025 – dice Alessandro Tarquini, Responsabile Confindustria Toscana Sud Delegazione di ArezzoLa realizzazione della terza corsia autostradale è fondamentale soprattutto in termini di sicurezza, ma non sarà la terza corsia a risolvere i problemi della mobilità nella nostra provincia, tanto più che a Sud del casello Valdarno il progetto è fermo dal 1988. La costruzione della terza corsia da Valdarno a Firenze non farà altro che spostare le crescenti problematiche che sta vivendo il tratto aretino della A1 – spiega Tarquini – Dobbiamo aver presente che il sistema del trasporto pubblico locale, su gomma e su ferro, è inadeguato ai bisogni del territorio. I ritardi dei treni, spesso anche di ore, sul tratto Chiusi-Arezzo-Valdarno-Firenze, sono cronaca quotidiana, con disagi ai pendolari e pesanti ripercussioni sulle attività di enti pubblici e aziende private. La causa dei ritardi dei treni regionali è dovuta principalmente alle crescenti interferenze con l’Alta Velocità sulla linea e all’ingresso del nodo di Firenze, ma anche all’obsolescenza del materiale rotabile. Nel piano industriale 2022-2031 del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane è prevista una terza corsia sui binari (portando a sei binari la linea da Arezzo a Rovezzano) ma ancora tutto è fermo ad uno studio di fattibilità e anche soluzioni RFI di breve e medio periodo riguardanti la gestione degli orari di punta dei regionali con eliminazione dell’inchino ai treni AV sono state bocciate dai pendolari, soprattutto perché non assicurano la regolarità degli orari per i treni del mattino, che dovrebbero garantire l’ingresso puntuale sui luoghi di lavoro. Siamo consapevoli che le opere infrastrutturali non siano realizzabili a breve termine e che la riduzione della mobilità su gomma attraverso l’intensificazione dell’offerta di trasporto su ferro di persone e merci diverrà irrinunciabile. Per questo, auspichiamo che il dialogo in corso tra gli enti pubblici interessati con i vertici nazionali di RFI e Trenitalia dia risposte efficaci, affinché oltre all’offerta dell’AV venga potenziato il servizio pubblico regionale ed il trasporto merci” conclude Tarquini.

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