Le notizie della settimana in salsa aretina
Affascinante mostra, lo scorso fine settimana ad Arezzo, con in esposizione dinosauri ed animali preistorici (alcuni a grandezza naturale) robotizzati e sonorizzati. Interessante anche realtà virtuali, che, seduti in poltrona, riportavano all’era giurassica e preistorica. Secondo alcuni studi, i dinosauri nel territorio aretino erano comodamente a loro agio. Quello che con le sue caratteristiche ha più condizionato nel futuro molto del primo jet set aretino preistorico, fu sicuramente il Tirannosauro (T-rex) enorme carnivoro dalla gigantesca bocca e da minuscoli arti superiori. Infatti si narra come già ancor prima degli Etruschi, gli antenati degli aretini, ambissero a farsi grandi in chiacchiere (bocca larga), ma quando c’era da spendere soldi o frugarsi in tasca, avessero, appunto, i braccini corti, come il T-rex. Altro gigante preistorico di radici e origini non aretine, ma che poi nell’aretino è sicuramente arrivato per convenienza, era il Mamenchisauro, gigante erbivoro dal collo lungo, che, date appunto le dimensioni, era tranquillo, in quanto nessuno era in grado di tirargli il collo come a conigli, oci e nane. Anche perché poi un conto era alegumare un collo d’ocio e un altro un collo che poteva arrivare oltre i 10 metri. Difficile dire quando i dinosauri abbandonarono il territorio aretino. Probabilmente le numerose buche già presenti all’epoca, dovute a piccole eruzioni vulcaniche, ne zopparono alcuni, i quali, dopo essersi rotti gli arti, abbandonarono le future terre aretine. Secondo altre teorie, alcune ondate di puzzo, anche quelle misteriosamente presenti già allora, li convinsero a cambiare… aria, nonostante le loro gigantesche piote, di puzzo ne facessero già abbastanza! Per il resto, se i dinosauri fossero rimasti nell’aretino, non si sarebbero mai estinti, dato che l’unica cosa che in milioni di anni si è estinto ad Arezzo sono i soldi dei risparmiatori di Banca Etruria. Né avrebbero temuto di finire arrosto nelle sagre, anche perché agli organizzatori avviare un dinosauro per un panino non sarebbe mai convenuto. Né ad Arezzo avrebbero temuto nessuna era glaciale, perché il ghiaccio ad Arezzo ha cominciato a fare i danni solo quando l’allora Assessore Dringoli non buttò il sale nelle strade. L’unica cosa, tornando al Mamenchisauro dal collo lungo, è che se avesse avuto a volte bisogno del Sindaco, nonostante vedesse tutto dall’alto con il collo alto come la ruota panoramica, spesso non lo avrebbe trovato neanche lui!
La notizia era già nell’aria, ma ora è anche scientificamente provato che da quando ad Arezzo è arrivato il Circo dell’Acqua, non fa altro che piovere! Ormai la Fiera dell’antiquariato ha trovato un suo adepto! Non che la cosa dispiaccia, anzi! Di acqua ce n’è bisogno ovunque, purché non esageri in violenza. Anche perché se ad Arezzo quasi tutti siamo bravi a reggere il vino, figuriamoci se se regge l’acqua! E data la carenza di bagni pubblici, siamo diventati bravi a reggere l’acqua anche quando ce scappa! Appurata quindi la concomitanza tra Circo dell’Acqua e pioggia, si spera arrivi prossimamente in città il Circo Tappabuche, il Circo CacciaDelinquenti, anche se va detto che per ora sia la gestione delle buche delle strade, sia quella della delinquenza cittadina è, appunto… roba da circo.
Ha avuto ovvio interesse mediatico la vicenda del giovane allevatore di ovini, che, giustamente stanco e spazientito dai continui attacchi dei lupi ai propri animali, come forma di protesta ha portato la carcassa di una povera pecora sbranata in Piazza Guido Monaco, nel pieno centro di Arezzo.
Il povero animale era l’ennesima vittima di un attacco dei lupi (anche loro fanno quello che devono fare…) e come si lamentava l’allevatore, da nessuno viene poi rimborsato adeguatamente per questi che, è evidente, sono danni ingenti. La Regione, coi lupi, più che contrastarne l’incremento costante, le lupe e i lupi li fa tirare agli allevatori. I quali allevatori si sono ormai rassegnati al fatto che con gli ovini i soldi ce li fa solo il Vestri perché sono ovini di cioccolata e che ormai l’unico in Italia che con le pecore ci fa i guadrini a palate è Rocco Siffredi. Ma la vicenda ha fatto giustamente notizia e il giusto scopo dell’allevatore di portare a conoscenza queste problematiche è stato centrato. E nella piazza che di solito ha a che fare con piccioni, storni, cani, muli (gli spacciatori), gazzelle (dei Carabinieri), pantere (della Polizia) Panda (dei Vigili Urbani) e lupe (dei cittadini), una pecora, anche se purtroppo sgozzata, mancava.
Celebrato anche ad Arezzo l’8 Marzo con giusti e dovuti onori alla figura della donna. Immancabili le classiche mimose, ma anche gesti e momenti diversi dal quotidiano. E così, a volte, al posto della mimosa da mariti o partner, è arrivato un “Te porto a cena fuori” o un “se va al cinema” fino al “Stasera rigoverno io..”. Di controparte le donne, oltre a organizzarsi qualche cena “per conto suo”, dove lo spettegolio era compreso nel coperto del menù, c’erano anche frasi rivolte a mariti o fidanzati del tipo: “C’ho da vedere DOC, stasera non voglio seghe”. Oppure “Altro che mimosa… tu arcattassi i panni qualche volta.” fino a “Stasera il cane c’ha piacere se a pisciare ce lo porti te”. Del resto, Arezzo e gli aretini non hanno mai avuto bisogno dell’8 Marzo per valorizzare la donna. Ad Arezzo è donna il Prefetto, è donna la Vice Sindaco, facenti spesso funzioni da Sindaco e donne sono state le ultime elette in Parlamento dagli aretini. Per finire si potrebbe dire che una volta veniva detto che chi comanda in famiglia, porta i pantaloni. Occhio a dirlo ora, perché poi può essere che chi porta quei pantaloni, probabilmente gli è toccato anche stirarseli da sé!
E per finire il proverbio della settimana: Campa cavallo, che l’erba cresce… ma anche le buche ‘unne scherzano!