Ambulanze, i Comuni attraversano il Rubicone e scrivono al Presidente Giani
Alla fine la missiva al Presidente Giani è partita e porta in calce quattro firme pesanti: Lucia Tanti, presidente della zona sociosanitaria aretina; Fabrizio Innocenti, presidente della zona sociosanitaria Valtiberina; Luciano Meoni, presidente della zona sociosanitaria Valdichiana; Filippo Vagnoli, presidente della zona sociosanitaria casentinese e da poco vice presidente della conferenza dei sindaci della Asl sud est. Pesante anche il contenuto, che si riassume così: non avendo avuto risposte dall’assessore Bezzini, ormai da 11 mesi “in fuga”, a questo punto cambia il paradigma: più che chiedere cosa intende fare la Regione, nella lettera viene riportato quello che i firmatari intendono debba essere fatto e che si aspettano venga fatto. E veniamo alle richieste, due in particolare: aggiornamento del tabellario dei rimborsi chilometrici adeguandolo agli standard odierni e superando quello attuale che è davvero indecoroso; nuova definizione del riconoscimento economico di una postazione PET (punto di emergenza territoriale cioè una ambulanza h24 con equipaggiamento minimo di tre soccorritori di livello avanzato) dagli attuali 110.000 euro circa annui a 276.000 entro il 2025, passando fin da ora a 240.000 euro annui. Queste due misure sono considerate il minimo sindacale per dare alle associazioni l’ossigeno necessario e nella lettera viene anche rilevato che ci possano essere margini di ottimizzazione ulteriore per esempio anche rivedendo drasticamente il corrispettivo legato al cosiddetto “diritto di chiamata”; questo proprio con lo spirito di un percorso di reciproca collaborazione e consapevolezza. Va da sè che questi due punti devono essere propedeutici ad una riflessione complessiva del sistema di emergenza-urgenza ma anche del trasporto sociale che si sta impoverendo e che, seppur meno immediatamente impattante, rappresenta un elemento di grande attenzione. Come un dializzato, come un paziente oncologico, come qualsiasi paziente con cronicità avanzata raggiunge il luogo di cura è dirimente, per definire un modello civile al quale non si è disposti a rinunciare e sul quale tutti insieme si deve ragionare facendo ognuno la propria parte. I segnali che arrivano dalla Regione sono preoccupanti ed insufficienti, non ultima la fondata preoccupazione di veder sostituito il terzo settore con il solo sistema delle cooperative: insomma, serve chiarezza e prima ancora servono risposte.
“La lettera al Presidente Giani è per noi, in un certo senso, l’attraversamento del Rubicone: avevamo chiesto all’assessore Bezzini, ormai quasi un anno fa, un incontro per capire le intenzioni della Regione e ci è stato negato – evidentemente l’assessore preferisce la confort zone degli incontri del suo partito, il PD – trincerandosi dietro lettere generiche ed elusive; alla fine abbiamo preso atto che non abbiamo un assessore disponibile a parlare con noi e non essendo disponibili a prendere la tessera del PD – che pare essere la condizione necessaria per avere udienza -, abbiamo deciso di cambiare verso: non chiediamo cosa la Regione pensa, diciamo cosa noi riteniamo che si debba fare. Non ci aspettiamo di essere ricevuti dal Presidente Giani che certo non può fare il supplente del suo assessore, ora ci aspettiamo di sapere se ciò che chiediamo sarà fatto o no. Questa è certo una modalità meno dialettica, ma dopo quasi un anno in cui ci vediamo aggirati e rimbalzati – e con noi pure le associazioni -, non avevamo altra scelta. Con il senno di poi si poteva far così già 11 mesi fa, ma sono contenta di aver portato rispetto istituzionale che, certo, mi sarebbe piaciuto anche ricevere, ma del resto non si può avere tutto dalla vita. Le risposte però sì, quelle dovranno arrivare e con esse anche la chiarezza delle posizioni in campo. Noi, le nostre posizioni e le nostre richieste, le abbiamo scritte e firmate”, commenta il vice sindaco di Arezzo Lucia Tanti.