Aria di rifondazione in casa Pd, Ruscelli: “Servirà ricostruire ad ogni livello”

In questa campagna elettorale ci siamo battuti per i nostri valori. Ci siamo battuti con proposte che parlavano di giovani, di lavoro, di ambiente e di diritti. Lo abbiamo fatto, a partire dal nostro territorio con umiltà, onestà e onore, insieme ai nostri candidati che voglio di nuovo ringraziare. Questa breve e complessa campagna elettorale ci ha consegnato un indicazione chiara degli elettori, attraverso il voto di ieri. Il centrodestra a trazione Meloni vince ed il centro sinistra perde. Perde, sicuramente il Partito Democratico, ma perdono anche i Cinque Stelle e perde il terzo polo di Azione e Italia Viva che in realtà oggi è il quarto polo per consistenza elettorale.

Con una legge elettorale che imponeva di siglare obbligatoriamente degli accordi elettorali per contrastare la destra,  il centro sinistra tra errori e veti incrociati è riuscito a presentarsi diviso aprendo la strada a una campagna elettorale che nella quasi totalità dei collegi uninominali della penisola – compresi quelli della Toscana e dell’Emilia-Romagna – ha consegnato alla destra l’elezione delle rappresentanze parlamentari.

La destra, oggi, con circa il 44% dei voti avrà una solida maggioranza parlamentare sia alla Camera che al Senato. Alla destra quindi e a Giorgia Meloni il compito ora di guidare il paese e di provare a portarlo fuori dalle secche di una crisi sociale, economica, internazionale e sanitaria che sta mettendo a dura prova i cittadini. Il Partito Democratico è il secondo partito del paese, sarà il secondo gruppo parlamentare e la prima forza di opposizione. Il Partito Democratico farà un’opposizione dura e intransigente, non permetterà che l’Italia esca dall’Europa o che si stacchi dai valori europei.

Con grande franchezza, però, dobbiamo anche dirci con chiarezza che – mentre l’Italia si appresta ad avere il governo più a destra della storia repubblicana – il centro sinistra ed il Partito Democratico devono considerarsi all’anno zero perché quella che abbiamo conseguito è una sconfitta dura a livello nazionale, ma anche in Toscana e anche e nel nostro territorio. Il Partito Democratico ed il Centro Sinistra vanno completamente rifondati.

Troppo facile sarebbe oggi sparare a zero sul segretario nazionale di turno del Pd. Un segretario, Enrico Letta, chiamato a gran voce da tutti a mettere una pezza alle dimissioni di un altro Segretaria, Nicola Zingaretti che non riusciva a svolgere il suo ruolo per il fuoco continuo interno ricevuto nonostante un risultato alle primarie che l’aveva fatto eleggere segretario con il 65% dei voti. Dobbiamo evitare di fare come nel passato. Cambiare un segretario ma far rimanere il resto tutto uguale a prima. Gli equilibrismi, gli assetti di corrente, l’autoreferenzialità, i falsi unanimismi. Non è un assetto interno nuovo che serve al partito democratico ma un’identità nuova forte e riconoscibile. Serve di capire con esattezza chi e cosa vogliamo rappresentare.

Il Partito Democratico deve ripensare profondamente il suo modo di fare politica: lo dobbiamo alle persone che hanno creduto in noi, e anche a quelle che non ci hanno creduto, e in generale non credono più alla politica. Lo dobbiamo ai militanti, ai volontari delle nostre feste e dei gazebo nei mercati che sono un esempio da seguire. Una volta fatta chiarezza al nostro interno andrà ricostruito un nuovo centro sinistra. Con chi? Lo capiremo meglio col lavoro di opposizione che sarà dovrà essere svolto in parlamento da domani.A partire dai prossimi giorni inizieranno ad essere riuniti gli organismi dirigenti a tutti livelli per decidere come procedere.

Sarà necessario svolgere nel più breve tempo possibile, e a tutti livelli, un congresso che acceleri il percorso di ricostruzione del profilo politico e programmatico del partito democratico. Un congresso di ricostruzione e di rifondazione. È giusto, invece, prendersi qualche giorno per riflettere in maniera più accurata sugli aspetti che riguardano il nostro territorio e le sue dinamiche politiche, sia interne che esterne al partito.

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