Congresso Italia Viva, Riccardo Sestini nuovo presidente dell’Area Aretina Ar24Tv

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È stato nominato presidente il dott. Riccardo Sestini che nel suo intervento ha toccato le linee programmatiche del presente e del futuro di Italia Viva Arezzo: “Davanti a noi si presenta un periodo complesso – ha precisato il neo presidente – e ciò che ci attende nei prossimi mesi sarà fondamentale per il futuro non solo del nostro partito ma anche per il futuro di noi come cittadini.

Da una parte le elezioni europee del 2024 sapranno dirci quale sarà il futuro dell’Unione Europea, la fotografia di questi giorni ci vede sempre di più ai margini delle dinamiche internazionali e i conflitti in Ucraina e Medio Oriente ci stanno portando in una spirale bellica sempre più pericolosa.

Non bisogna tuttavia smettere di credere in quel progetto iniziale di Stati Uniti d’Europa – ha continuato Sestini – che di fatto non è mai stato realizzato, ma che oggi più che mai necessita della sua attuazione, la nostra collocazione in Renew Europe ci vedrà quindi al fianco di chi crede in questo progetto e di chi sappia fungere da argine ai movimenti sovranisti e populisti sempre più presenti nel nostro continente.

Dall’altra le elezioni amministrative del 2025 o 2026. Nella nostra città ormai da troppo tempo manca una programmazione di un futuro a lungo termine, con la conseguente emigrazione dei giovani verso altre zone d’Italia, capaci di offrire maggiori garanzie di vita, o direttamente all’estero e al continuo calo demografico della nostra popolazione.

Il mio è lo sguardo di un giovane trentenne da poco laureato, da poco entrato nel mondo del lavoro, che si trova davanti le classiche problematiche della nostra generazione come avere uno stipendio congruo al costo della vita o come riuscire ad ottenere un mutuo o permettersi un affitto e che ha visto partire nel tempo amici, conoscenti, colleghi, per l’impossibilità di costruirsi il proprio futuro ad Arezzo.

La nostra visione deve andare oltre il momento elettorale e pensare a quella che potrebbe essere l’Arezzo del 2030 e dei prossimi dieci anni, ovvero una città in cui risiedere e non da toccata e fuga, capace di attrarre nuovi soggetti e nuove opportunità, di sfruttare la nostra collocazione strategica che ci vede come snodo fondamentale tra Nord e Sud, tra l’Adriatico e il Tirreno.

La globalizzazione, l’innovazione tecnologica, la pandemia, il cambio di alcune abitudini hanno stravolto il nostro modo di vivere. Tuttavia, lo sviluppo di una città passa da alcuni principi cardine come le infrastrutture e la riqualificazione urbana, l’istruzione e la formazione, un welfare (nel senso più ampio del termine), il lavoro e l’impresa.

Occorre favorire quindi gli spostamenti dei cittadini, ripensare la viabilità verso l’interno e l’esterno della città, investire nei mezzi di trasporto e nelle infrastrutture, avvicinare la stazione di Arezzo alla linea dell’alta velocità.

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Alcune zone o aree come quella ad es. ex Lebole e dell’ex scalo merci andrebbero recuperate e riqualificate, occorre creare spazi verdi per le famiglie, centri di aggregazione per i giovani, laboratori di formazione per studenti e lavoratori, valorizzare l’arte e la cultura.

Istruzione e educazione devono andare di pari passo, molto spesso sono presenti notizie di cronaca che riguardano episodi di baby gang, ancor più allarmanti sono i dati che mostrano il numero dei giovani soggetti a dipendenze come droga, alcol e gioco. Occorre porre attenzione al tema della salute mentale dei giovani, favorire il loro accesso agli studi ed investire sui complessi scolastici per renderli strutture moderne, dove si riesca a conciliare studio, sport e cultura. È inoltre necessario introdurre nei complessi scolastici figure capaci di accompagnare gli adolescenti alla maturità, che sappiano educare ad un corretto comportamento verso gli altri e verso l’ambiente che li circonda per evitare episodi di bullismo, violenze e vandalismo.

Occorre pensare un welfare che sia di natura sociosanitaria, capace di agire in prevenzione dei disagi all’interno della nostra popolazione, capace di dare protezione ai più fragili, di saper contrastare la povertà, un welfare capace di offrire politiche alla famiglia e politiche all’abitazione.

La nostra industria seppur presenti numeri importanti soprattutto sul settore orafo e sul settore tessile, con l’avvento della globalizzazione e delle nuove tecnologie, rischia di rimanere un’industria di competenze e opportunità occupazionali su scala locale e che ciò spinga non poche persone a lasciare il posto in cui sono nati e cresciuti.

Molto spesso le nostre imprese trovano la problematica di non riuscire a trovare personale e che questo personale molte volte non sia qualificato; deve essere favorito l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro; deve essere costante il dialogo tra imprese e istituti tecnici superiori permettendo inoltre agli studenti, una volta finiti gli studi, di essere sufficientemente formati per poter lavorare in azienda.

Mi piacerebbe pensare così ad un partito solido a livello territoriale, capace di saper dialogare con ogni cittadino senza distinzione di età, di sesso e di nazionalità, capace di saper interpretare le istanze presentante dal mondo produttivo, dal mondo sindacale e dal mondo del terzo settore, dove l’organizzazione interna diventa sostanza, dove il noi prevale sull’io.

In un contesto in cui Arezzo scende di undici posizioni nella qualità della vita su ambiente, sicurezza, istruzione, reddito e popolazione ognuno di noi può essere parte del cambiamento.

Verrà costituita nei prossimi giorni un’apposita regia che funga da coordinamento e dei gruppi di lavoro dove ognuno in base alle proprie esperienze potrà portare il proprio contributo per analizzare questi temi ed elaborare proposte politiche. Venendo dal mondo dell’associazionismo e del volontariato, ciò che è più importante e fondamentale per me è la partecipazione degli iscritti, dei simpatizzanti, di quelle figure competenti capaci di andare ad immaginare un progetto per Arezzo 2030 e senza i quali nulla sarebbe possibile, cercando allo stesso tempo un confronto con tutti quei partiti e movimenti dell’area liberal-democratica-riformista per un disegno politico comune.

Fare politica contro qualcuno è più semplice – ha concluso Riccardo Sestini – fare politica per qualcosa, è più difficile, ma più bello.

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