Essere contro a prescindere: un vizio (anche mio)

Uno degli errori più comuni – e mi ci metto anch’io – è quello di essere “contro” per principio. In politica, soprattutto, sembra ormai obbligatorio dire l’esatto contrario di ciò che afferma l’avversario. Perché? Per due motivi: primo, perché sui social non conta argomentare, ma screditare; secondo, perché l’obiettivo non è convincere chi la pensa diversamente, ma infiammare i propri tifosi.
Un esempio evidente è la visita della Presidente del Consiglio a Washington. Da un lato i sostenitori entusiasti che parlano di trionfo; dall’altro i detrattori secondo cui è stata solo una prova di servilismo.
Ognuno ha le sue argomentazioni. I celebratori sostengono che la visita è stata un successo, sia politico, sia personale: l’Italia avrebbe rafforzato la propria immagine presso l’amministrazione Trump, diventando un interlocutore privilegiato. Inoltre, la nostra Presidente avrebbe avuto il coraggio di dire chiaramente a Trump che la guerra in Ucraina l’ha iniziata Putin e che la pace deve essere autentica. Un atto di coraggio, anche se forse obbligato. Tuttavia poteva stare zitta, e non l’ha fatto.
Ha anche parlato di “rendere di nuovo grande l’Occidente”. Poteva dire qualcosa di diverso? Certo bisognerebbe chiarire cosa intendeva per “occidente”. Se con questo voleva riaffermare quell’ambito dove prevalgono i valori nati dalla Carta dei Diritti dell’Uomo, allora sì, sono d’accordo. Ma questo non è stato chiarito.
Quanto alla sintonia con l’amministrazione americana su immigrazione e cultura “woke”, è evidente che la Presidente si sia trovata a suo agio. In fondo, ha trovato terreno fertile, anche grazie agli eccessi e alle assurdità che talvolta la cultura woke ha prodotto e che suscitano tante perplessità nella gente di buon senso.
Dall’altra parte, i critici sottolineano che, al di là dei toni trionfalistici, gli unici risultati concreti sono stati l’impegno ad acquistare armi e gas dagli Stati Uniti (a prezzi elevati), il no alla web tax, e poco altro.
Quindi: è stata un successo? Saranno i fatti a dirlo. Per me contano solo i benefici per l’economia, le imprese, e per il ruolo dell’Italia in Europa. Se il ventilato incontro di Roma con Trump non porterà risultati concreti, sarà un fallimento. E c’è anche chi, diciamolo, ci spera.
C’è poi un altro rischio: questo atteggiamento turbo-trumpiano potrebbe col tempo creare tensioni interne alla maggioranza. Siamo sicuri che la Lega non si senta scavalcata nello scambio di “amorosi sensi” con Trump e Vance? E Forza Italia, legata a un mondo popolare e moderato, è pronta a seguire in tutto e per tutto la visione trumpiana del mondo?
Sul fronte opposto, l’opposizione sembra in confusione. Qualcuno ragiona ancora con gli schemi del secolo scorso e fatica a capire che la vittoria di Trump ha ribaltato le regole del gioco.
A sinistra, purtroppo, mancano oggi gli strumenti culturali, politici e ideali per contrastare davvero una destra che sa unire potere politico, economico e tecnologico. Pensare di combattere l’intelligenza artificiale con la penna stilografica può anche sembrare romantico, ma è una battaglia persa in partenza.