Giorno del Ricordo, Domini: “A 20 anni da una legge che ha reso giustizia agli italiani”

“La Giornata del Ricordo degli eccidi delle foibe e della deportazione istriana e giuliano-dalmata evoca l’esigenza di far luce su una parte della storia del secolo scorso troppo a lungo sottaciuta per il prevalere della “cultura dell’oblio” figlia dell’immediato dopoguerra.

Il tema degli eccidi , una volta tornato di pubblico interesse ha inoltre finito per mettere in secondo piano un fatto ad esso correlato, quale quello della sofferenza a cui è stata sottoposta la popolazione istriana e giuliano dalmata, costretta a lasciare le terre dove essa viveva.

Analogamente a questo aspetto, appare altrettanto doveroso inserire quei tristi giorni nel contesto storico legato alle criticità del confine dell’alto adriatico e di tutti gli antefatti che ne furono alla base, per una più completa analisi, non certo per sminuirne la portata, ma solo perché solo attraverso un’analisi storica contestualizzata si può cogliere il problema nella sua interezza, sfuggendo così ad interpretazioni di parte o di usi strumentali non opportuni e nemmeno richiesti da chi si porta ancora dietro i ricordi di un periodo buio per nostri connazionali. In buona sostanza non si deve fare di questa e di altre giornate commemorative, come purtroppo spesso capita, una bandiera di comodo da sventolare ed agitare per pura convenienza ideologica, finendo magari per contrapporla ad altri genocidi, qualunque essi siano e qualsiasi portata essi abbiano avuto.

Perché non sarebbe giusto e rispettoso nei confronti degli uni e degli altri.

Perché ogni guerra, ogni dittatura, ogni sterminio di civili, ogni conflitto etnico, a qualunque latitudine sia stato effettuato, venga indiscriminatamente condannato, senza sé e senza ma.

Perché l’obbiettivo sul quale, perlomeno noi, che oggi viviamo liberi, dobbiamo convergere, è che gli stermini, i genocidi, gli eccidi, le deportazioni e le privazioni delle libertà e dei beni, che siano stati parti o appendici della seconda guerra mondiale o di altre conflittualità etniche ad esse precedenti o più recenti, non si ripetano più.

Perché, più genericamente, i totalitarismi di qualunque tipo e colore non tornino più. Perché, nel ricordo di quei giorni tormentati, giunga a tutti noi la consapevolezza che democrazia, tolleranza e libertà non possano essere mai considerate negoziabili per qualsiasi motivo e si abbia rispetto e parsimonia nell’utilizzare questi stessi termini, non facendone quindi un uso improprio, come purtroppo sta accadendo davanti ad altri fatti dell’attualità.”

Il Vice Sindaco Paolo Domini conclude ricordando le parole del Presidente Mattarella: “Mi piace rammentare che il Presidente Mattarella al culmine di una visita svolta con il collega sloveno nei luoghi ove avvennero gli eccidi ebbe a dire che ‘La Storia non si cancella. Possiamo coltivarla con rancore oppure, auspicabilmente, farne un patrimonio comune e condiviso nel ricordo, per un percorso orientato all’amicizia tra i nostri popoli e per un futuro di pace’.

Ecco, da queste parole, credo debba giungere a tutti noi il chiaro messaggio che, oltre ogni parte della Storia che dobbiamo e vogliamo ricordare e tramandare, resta la certezza che la Pace rappresenti sempre e comunque l’unica via percorribile”.

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