I progetti sull’inceneritore. Romizi, Barone, Mutarelli e Pierazzi: “E’ necessario fare chiarezza” Ar24Tv

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Conferenza stampa del gruppo consiliare Arezzo 2020 “per fare chiarezza – così il capogruppo Francesco Romizi – sull’inceneritore di San Zeno. E a tale proposito abbiamo presentato, come Arezzo 2020 e sostenuti da altre forze politiche, un’osservazione al progetto di ampliamento ‘triplo’ della capacità di incenerimento che il gestore ha presentato e che contestiamo fermamente. Porteremo la questione anche in Consiglio Comunale, che vogliamo aprire ai cittadini e rilanciarlo così nel suo ruolo di rappresentanza e ascolto”.

Insieme a Romizi anche Roberto Barone sempre di Arezzo 2020 e Gianni Mutarelli in rappresentanza di Alleanza Verdi e Sinistra e Tommaso Pierazzi per il Movimento 5 Stelle.

“L’oggetto del contendere è il potenziamento del processo di incenerimento che il gestore, Aisa Impianti, intende effettuare a San Zeno. Il progetto, avallato dall’assemblea dei sindaci di Ato Toscana sud, pur con qualche malumore manifestatosi nel voto contrario di 2 amministratori e in 16 astensioni, riguarda la nuova linea di recupero energetico in grado di incrementare di 75.000 tonnellate all’anno la potenzialità dell’impianto, oltre che l’adeguamento della linea esistente da 45.600 tonnellate annue. Mentre in primo tempo, la nuova linea da 75.000 era concepita in sostituzione dell’attuale da 45.000, con quest’ultima utilizzabile solo in caso d’interruzione della nuova, adesso non si prevede più lo smantellamento della linea attuale una volta attivata quella nuova ma il suo regolare mantenimento continuativo. Due linee al prezzo di una, in pratica. Con il risultato che si verrebbe a determinare di fatto una capacità di trattamento rifiuti pari a 120.600 tonnellate all’anno. E da questi numeri muove una considerazione: il mantenimento in esercizio continuo di due linee, oltre che essere una ridondanza impiantistica, visti i tonnellaggi di rifiuti non differenziati prodotti nelle tre province di Ato Toscana sud dov’è attivo anche l’altro termovalorizzatore di Poggibonsi, comporterebbe la necessità di trattare i rifiuti proprio per garantire economicità alla gestione. Questo rappresenterebbe, di conseguenza, un disincentivo allo sviluppo della raccolta differenziata, che si attesta al 55% sempre come dato relativo alle tre provincie dell’Ato, e di contro un fattore attrattivo di rifiuti da termovalorizzare. Del resto, già oggi si rileva che negli altri Ato della Toscana dove si registra una minore concentrazione impiantistica, i livelli di sviluppo della raccolta differenziata sono ben più elevati rispetto alla Toscana meridionale, senza peraltro che si registrino criticità a livello impiantistico. Inoltre, l’utilizzo della linea di recupero energetico sarà consentito anche a ‘terzi’ non meglio specificati e questo confermerebbe la non necessità di incenerimento, sia attuale che futura, con l’impianto che si rende disponibile ai rifiuti di soggetti provenienti perfino da fuori ambito. Ciò soprattutto perché si dovrebbe puntare a una diminuzione dei rifiuti da incenerire e a un aumento della raccolta differenziata, come ci viene dettato dall’Unione Europea e dal Piano regionale toscano”.

Ci sono poi altre considerazioni: “mantenere in esercizio la linea da 45.000 tonnellate anche dopo l’attivazione della nuova da 75.000 non può non determinare un aggravio della pressione sull’area, già carica di criticità sanitarie e ambientali. Va ricordato tra l’altro che da anni continuano a ripetersi le segnalazioni dei cittadini sulle emissioni dei cattivi odori provenienti verosimilmente dall’impianto in questione, problema che nel progetto dell’intervento non è stato assolutamente considerato. Il rischio è che anche su questo versante i problemi aumentino. Da tutto questo quadro emerge la volontà di Aisa Impianti di trasformare l’impianto di San Zeno, nonostante peraltro i potenziamenti già avvenuti nel corso dei decenni sia per la frazione indifferenziata che per la frazione organica, in un grande polo di attrazione dei rifiuti della Toscana del sud e oltre. La richiesta che facciamo agli uffici preposti alla valutazione di impatto ambientale della Regione Toscana, nell’ambito dell’iter autorizzatorio, è di non esprimersi favorevolmente all’esercizio in continuità della linea da 45.600 tonnellate, di tornare cioè all’idea originaria: tenerla solo come riserva eventuale in situazioni di necessità. Chiediamo altresì che venga prescritto in primis di affrontare il problema delle emissioni odorigene con accorgimenti che sfruttino le migliori tecnologie disponibili. E non si venga a giustificare questo progetto con l’idea che dai rifiuti si produce energia elettrica o che in tal modo la Tari verrebbe diminuita: si tratta di propositi da libro dei sogni”.

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