Il regolamento di conti di Castiglion Fiorentino sul tavolo della politica

Castiglion Fiorentino si è svegliata con l’eco di un episodio grave, definito dallo stesso Sindaco un “regolamento di conti”, avvenuto in Piazzale Garibaldi, pieno centro cittadino. Il primo cittadino ha parlato di “tolleranza zero” e di una “dura presa di posizione”. “Parole forti, che condividiamo”, dichiara il Capogruppo dell’opposizione di Rinascimento Castiglionese Paolo Brandi. “Ma ora servono fatti. Perché tra i proclami e le azioni concrete c’è, da tempo, un vuoto difficile da ignorare.
I recenti eventi sono solo la punta dell’iceberg di una situazione ben nota a chi vive nel centro storico. Una situazione di disagio e insicurezza che i residenti denunciano da anni, nella sostanziale indifferenza delle istituzioni.
È tempo di chiamare le cose con il loro nome: i disordini notturni, gli atti vandalici, i rumori molesti, le risse, sono il risultato di anni di gestione lassista. Il prezzo, evidente, di un consenso cercato anche a costo della vivibilità della città. Un atteggiamento che alla lunga danneggia anche chi si comporta bene.
Molti cittadini, nel corso del tempo, hanno contattato direttamente il Sindaco e il Vicesindaco. Hanno raccontato cosa accade ogni fine settimana, specialmente durante la stagione estiva. Le segnalazioni sono state numerose, documentate, puntuali: urla, vetri rotti, danni a beni pubblici e privati. E adesso, le aggressioni fisiche.
Durante la campagna elettorale, l’Amministrazione si era impegnata pubblicamente: “Mandateci foto, video, mail. Non vi lasceremo soli”. I cittadini hanno risposto, hanno inviato tutto ciò che veniva richiesto. Ma a quelle segnalazioni, a quelle denunce, non ha fatto seguito alcun intervento concreto. Nessuna risposta, nessun riscontro, nessuna soluzione.
Oggi, dopo l’ennesimo episodio violento, si ritorna a parlare di “emergenza” e “tolleranza zero”. Ma dopo anni di silenzi e promesse disattese, è legittimo chiedersi: cosa cambierà davvero?
È giunto il momento di mettere fine all’ambiguità. Servono decisioni chiare, interventi strutturali, un presidio costante del territorio. E soprattutto, serve ascoltare davvero la voce dei cittadini, che da troppo tempo si sentono abbandonati.
Perché non si può continuare a parlare di sicurezza pubblica solo quando scoppia un caso. La sicurezza è un diritto quotidiano, non un tema da affrontare solo a colpi di comunicati stampa”.