Il Tempobello che divide: politiche sociali da lotteria. No, un successo. Pareri opposti sul click day
“In città si sono accreditate per il progetto ‘TempoBello’ 57 associazioni e il numero complessivo ottimale è calcolato in circa 2.000 bambini e bambine, questo per garantire che la proposta sia qualitativamente adeguata ai bisogni e ai diritti dei bambini che in estate hanno chiedono risposte aggregative vere. Del resto, non credo che ci siano famiglie che vogliono mandare i propri figli in strutture non accreditate o ‘pollaio’ o che non si rendano conto che esiste un tetto numerico oltre il quale il numero dei bambini, correlato allo spazio e alla quantità di educatori non è in sicurezza”.
“A proposito di numeri, i nostri sono davvero da record: il Comune di Arezzo, già dal primo giorno, sostiene oltre l’80% delle famiglie con un contributo di 150 euro a figlio. È evidente che siamo disponibili e pronti a fare altri investimenti ma deve essere chiaro che i buoni messi a disposizione non possono essere superiori ai posti disponibili per partecipare alle attività estive”.
“Questo boom di richieste dimostra la necessità che oltre ai Comuni si muova anche lo Stato. Ormai è intollerabile che le scuole restino chiuse tre mesi. I Comuni fanno la loro parte, nel caso aretino copriamo praticamente il 100% delle disponibilità ma il modello italiano, scuole chiuse in estate, non è più tollerabile. Nessun servizio pubblico resta interdetto per così tanto tempo. Per questo ho chiesto un incontro urgente al Ministro Bianchi che è uomo di buon senso. Sono certa che capirà che lasciare soli famiglie e Comuni e mettere in ferie la scuola per 90 giorni di fila non è più possibile”.
“Il Comune ha istituito un progetto che si chiama “Tempo Bello 2022” che prevede l’erogazione di un voucher di 150€ per ogni famiglia richiedente, legato alle attività estive per i ragazzi. Ci sono due fasce di età: 3/36 mesi e 3/14 anni. Non sono previsti requisiti minimi (isee o simili). Stamani alle 9:00 apriva il portale per la richiesta.”
“Alle 9:42 ho aperto il portale per provare a richiederli ma la schermata che appare è quella che si vede in foto. I fondi sono finiti. Tutto ciò sotto forma di “click day”. Utilizzare uno strumento del genere per le politiche sociali mi sembra nell’ordine: vergognoso e irrispettoso. In più, un minimo di requisiti erano magari necessari. L’isee avrebbe riservato i fondi a chi effettivamente ha un reddito più basso, l’orario di lavoro o la sede di lavoro dei genitori , avrebbe dato i fondi a chi effettivamente ha bisogno e non sa dove/come tenere i figli. Ma teniamo presenti anche le famiglie più numerose o quelle con figli con disabilità. Queste non possono essere definite politiche sociali, questa è una lotteria. E’ una corsa ad ostacoli contro il tempo, è una “guerra tra poveri”.
A soccorso dell’iniziativa Click day, interviene Ora Ghinelli: “Un successo straordinario che dimostra come il Comune conosca i bisogni delle famiglie. Scuole aperte anche in estate, il tema non è più rinviabile”.
“Dopo la pandemia l’ISEE non misura più i veri bisogni dei cittadini, su 2000 posti disponibili già erogati vaucher per oltre 1200 famiglie” “Sono 1200 le famiglie che hanno ricevuto il “buono” per le attività estive su circa 2000 posti disponibili, quindi vuol dire che il Comune di Arezzo oggi già sostiene oltre il 60% di tutte le famiglie aretine che possono partecipare ai campi solari. Una cosa infatti va capita: in questa città l’offerta complessiva è per circa 2000 bambini, non di più e si tratta di una offerta che il Comune ha vagliato dando una sorta di “bollino” di qualità garantendo alle famiglie sicurezza oltre che risorse. Al PD sfuggono due cose: la prima, i campi solari sono un diritto di tutti i bambini e dopo la pandemia le attività di aggregazione non possono essere misurate solo con l’ISEE che non è più rispondente alla realtà, e basta chiedere agli aretini se l’ISEE oggi è un termometro vero delle loro situazione economica; la seconda: le risorse ci sono e ci saranno, ma l’offerta estiva delle associazioni non potrà mai fare fronte al vero problema e cioè che le scuole in Italia chiudono i battenti per tre mesi di fila. Si scarica quindi sul sistema municipale – comune e associazioni serie e di comprovata professionalità – il deficit di servizio che oggi non è più tollerabile. Noi guardiamo alla realtà e la realtà ci dice che Arezzo ha definito un modello, che l’amministrazione è disponibile a fare ancora di più garantendo chi veramente non ha trovato risposta, resta un pò stravagante che molte delle mail di protesta arrivino anche da persone che non hanno figli e chissà che non ci sia qualche militante travestito da leone da tastiera con molto tempo libero, a loro il bonus non andrà di sicuro”.