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lunedì | 21-04-2025

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Le sardine si muovono da sole nella notte polare della politica

Non si spiega altrimenti quello che sta accadendo nel campo del centro sinistra, dove il sonno della ragione genera mostri. Oggi per parecchi il mostro è Renzi che, come da lui dichiarato, intende svuotare il PD della sua linfa vitale, facendo quello che Macron ha fatto con i socialisti francesi.  E’ una dichiarazione di guerra? Io la considero piuttosto una sfida. Il tema è come il PD intenda rispondere, sul piano dei contenuti e delle proposte, al guanto lanciato da Renzi. Urlare, strepitare, fare come i polli di Renzo, che si beccavano prima di fine in pentola, non mi pare una gran prospettiva.

La vera competizione è con la destra, che, in questo momento (e ritorno alla notte polare), incarna gli istinti primordiali che emergono nelle notti di buio totale. Io non considero, a differenza di altri, quegli istinti come una malattia: la ricerca d’identità, la paura dell’ignoto, la diffidenza verso ciò che non si conosce, l’incertezza del domani, sono la logica risposta di chi si sente schiacciato dall’alto e dal basso.

Dall’alto, da un’economia globale che non guarda in faccia a nessuno e dal basso dalle masse che premono ai nostri confini.  

Io non ho paura della nostra gente, quella che votava a sinistra e oggi vota Lega, io ho paura dell’assenza della radicalità riformista che dovrebbe caratterizzare il fronte del centrosinistra. Sapete di cosa ho paura? Del buio artico che ci fa perdere il senso del vero.

Non mi spiego in altro modo, se non con un’assenza di senso della realtà, il ritorno di fiamma per lo “ius soli” che, secondo taluni commentatori, dovrebbe essere il cardine di una politica autenticamente di sinistra. Con una punta di presunzione dico che non avete capito niente.  

La sfida alla destra non si costruisce su posizioni dottrinali, ma lavorando per ridare un valore alla parola riformismo. Renzi da Torino ha fatto la proposta di un piano da 120 miliardi di euro in tre anni da spendere per sbloccare le opere pubbliche. Cosa si risponde? Con un’impuntatura teorica sull’immigrazione o con un progetto per ribaltare da capo a fondo questo paese che affoga nella burocrazia, nelle alluvioni e nella crisi del lavoro? Il tema oggi è tutto qui e non basta consolarsi con le “sardine” che riempiono le piazze. Semmai sarebbe meglio interrogarsi sul perché le mobilitazioni più partecipate si muovano spontaneamente e perché, se quella stessa iniziativa l’avesse promossa il PD, ci sarebbe stato forse un terzo dei partecipanti. Ricominciamo a parlare di cose concrete e forse qualcosa di buono verrà fuori.

Ad Arezzo cosa vogliamo per il futuro di questa città e di questa provincia?  

Vogliamo andare avanti cercando di non scontentare nessuno? Il futuro si disegna facendo delle scelte. Non è trasformando tutto in un immenso baraccone dove la gente ride, si diverte, spende un po’ di soldi che si offre una risposta perché poi, quando quelle stesse persone tornano a casa, trovano le buche nelle strade, le bollette da pagare e lo spacciatore dietro l’angolo. E’ alla gente semplice che dobbiamo dare risposte, gli altri sanno benissimo difendersi da soli.

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