Menchetti punta il dito su “nuove cementificazioni ad Arezzo”. Lucherini respinge al mittente

Il consigliere comunale Michele Menchetti: “Nuove cementificazioni: una pratica pericolosa per i rischi ambientali che comporta”. La replica dell’assessore Francesca Lucherini: “Accusa di cementificazione assolutamente fuori luogo. Il meccanismo di piano è invece una virtuosa compensazione”.

Michele MenchettI: “Nuova cementificazione o comunque sottrazione di aree verdi o agricole per finalità commerciali, produttive o residenziali. Sono i risultasti passati sotto silenzio delle scelte dell’amministrazione comunale. Alla Carbonaia come in via Setteponti, in via Viani come in via Morse il refrain è lo stesso: si adducono le richieste di aziende o di proprietari immobiliari, ovviamente legittime, per prevedere ulteriori edifici.

Il paradosso assoluto è quello di via Viani, praticamente dietro lo stadio. C’è proprio bisogno di abitazioni oppure quella zona è sufficientemente urbanizzata? Rispondiamo a questa semplice domanda. E ancora: si esalta il completamento della Carbonaia anche per eliminarne ‘lo stato di degrado’, come si legge in una relazione tecnica. Quando quest’ultimo è costituito da un campo con erba e alberi. Davvero una strana idea di degrado.

Personalmente ritengo che queste richieste siano il sintomo dell’abdicazione della politica. Con questo piano operativo sono tutte, ribadisco, legittime ma se invece il piano avesse contenuto norme e previsioni diverse in merito alle destinazioni e alle potenzialità edificatorie di aree e comparti avremmo evitato questa proliferazione di cemento che va a scapito del riutilizzo degli immobili esistenti e del contrasto al rischio idrogeologico. Siamo proprio sicuri che sacrificare lotti su lotti non vada a detrimento dell’impermeabilizzazione del terreno? Detrimento che, sommato ai tombini intasati, non fa invece che amplificare gli effetti degli attuali fenomeni piovosi”.

La replica dell’assessore Francesca Lucherini: “Al di là del fatto che dal consigliere comunale Menchetti sono state messe assieme più pratiche urbanistiche, l’una molto diversa dalle altre e che quindi la sua critica riposa su un presupposto fuorviante, ovvero una generalizzazione artificiosa, vorrei comunque soffermarmi su quanto paventato come il principale spauracchio: la presunta nuova cementificazione.

Mi preme precisare che il nuovo piano operativo prevede nel territorio comunale un’unica area di espansione, nella zona nord della città, in uscita da quest’ultima. Ricordo infatti che grazie a un principio del piano stesso, tradotto in previsioni concrete e che potremmo definire di virtuosa compensazione, prima si demoliscono gli edifici inutilizzati e fatiscenti, ripristinando lo status quo antecedente, con evidenti benefici in termini ambientali se questo avviene a maggior ragione nelle aree agricole. Solo così, con questa operazione propedeutica, il proprietario si trova con un ‘credito di superficie’ da spendere poi in un potenziale completamento edificatorio all’interno del perimetro urbanizzato. Addirittura se la superficie deriva dalla demolizione di un edificio produttivo, il piano operativo, qualora la superficie stessa venga trasformata in residenziale, permette di usarne solo la metà, nel momento in cui i crediti edilizi maturati ‘atterreranno’ in un’area dov’è consentito traslarli.

Questo meccanismo è stato già messo in pratica e voglio ricordare dove: in un’area tra Ponte Buriano e Rondine, all’interno della riserva protetta. Qui vi sorgeva un vecchio immobile produttivo, in disuso da anni. Invece che recuperarlo la proprietà ha scelto la strada tracciata dal piano operativo, passando quindi dalla demolizione dell’immobile e dalla rinaturalizzazione dei terreni. Altro che cementificazione.

Due considerazioni finali: viene citata la Carbonaia. Innanzitutto, in questo caso, abbiamo accorpato più lotti in uno soltanto per fare in modo che il futuro intervento sia all’insegna di uniformità e razionalità. Credo inoltre sia importante per un’amministrazione comunale mantenere nella pianificazione urbanistica, che in fondo traduce la sua idea di città, anche i comparti produttivi. Se bussa alle porte un imprenditore che si dice intenzionato a investire, creando dunque occupazione, dobbiamo avere un jolly di riserva da proporgli per rispondere: può edificare la sua fabbrica esattamente qui, perché l’alternativa sarebbe rispedirlo al mittente o indirizzarlo verso altri Comuni con evidente perdita economica.

Quanto poi all’accusa di non favorire il riutilizzo di edifici esistenti, mi corre l’obbligo di citare i piani di recupero in corso di realizzazione: il palazzo ex Enel, l’ex clinica al Poggio del Sole, il palazzo Carbonati e l’ex sala cinematografica in via Mannini. Gli imprenditori sono già in linea con lo spirito che ci anima e sono semmai alcuni consiglieri comunali, non soltanto Menchetti, a doversi risintonizzare”.

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