Sanità aretina, Veneri: “Troppe criticità, a rischio l’assistenza”
“Le ricadute delle scelte regionali, avvallate dalla politica locale con accordi al ribasso, hanno determinato la disastrosa situazione che stiamo vivendo. I pronto soccorso sono soltanto la punta dell’iceberg dell’agonia della sanità territoriale, a causa della cronica carenza di organico non riescono ad assistere adeguatamente i residenti. A tutto ciò vanno ad aggiungersi le tensioni del mondo del volontariato alle prese con la mancanza di adeguati sostegni regionali e con un numero di volontari sempre più ridotto. Dalla Valtiberina alla Valdichiana, dal Valdarno al Casentino ci ritroviamo con quattro vallate in grande affanno dal punto di vista della sanità complicata da una viabilità a dir poco accidentata. Il fallimento delle aree vaste volute dal duo Rossi-Saccardi, e e perpetrato dalla Giunta e dal Consiglio Giani, ha determinato pesanti disservizi che stanno pagando i cittadini. Mega distretti sanitari che hanno isolato sempre di più le vallate e le zone montane dalle città –dichiara il Consigliere regionale di Fratelli d’Italia Gabriele Veneri– E con una interrogazione abbiamo chiesto se c’è davvero il rischio che la Centrale operativa 118 ed emergenza di Arezzo venga chiusa conservando solo la Centrale operativa 118 di Siena, vanno garantiti i servizi sanitari di emergenza alla popolazione di Arezzo e dei Comuni limitrofi”.
“Con un mese di ritardo sono state rese note le zone carenti di medici di medicina generale per tutta la Toscana. E’ stato ridotto il numero complessivo delle zone carenti nella provincia di Arezzo. Questo, come segnalato da Filippo Billi di Fdi Cortona, ha portato, come misura di emergenza, a innalzare il numero massimale di pazienti assistiti dal medico di famiglia a 1800, una soluzione che offre minori garanzie di servizio ai pazienti. Altra questione spinosa sono i criteri per partecipare al bando per i medici di medicina generale, criteri diversi per i diplomati e per i corsisti. Non sarebbe il caso, per i corsisti, di inserire un criterio che premi chi già ha prestato servizio nel territorio nel Comune dove poi farà domanda?”.
“Tre anni fa l’ospedale del Valdarno è stato riconosciuto dalla Regione come di primo livello, ma questo non si è tradotto in un potenziamento e maggiori servizi –spiega l’assessore del Comune di Montevarchi Lorenzo Allegrucci– L’ospedale La Gruccia di Montevarchi ha un bacino di utenza fino a 150mila persone, ed al quale, con la chiusura del pronto soccorso all’ospedale Serristori di Figline Valdarno, si registrano 140 accessi al giorno: numeri insostenibili e troppi disagi. Risulta che la psichiatria sarà depotenziata, e la stessa cosa sta succedendo per neurologia con una diminuzione di posti letto. L’amministrazione comunale di Montevarchi ha scritto un documento condiviso con i sindacati provinciali del settore per chiedere risposte a Giani”.
“Inaccettabile permane la situazione di Medicina Interna presso l’Ospedale di Sansepolcro, dove restano solo due medici in organico sottoposti ad un carico estenuante in termini orari e di responsabilità –sottolinea la consigliera comunale di Sansepolcro e consigliera provinciale Laura Chieli-. A nulla è valso il bando di Concorso sul quale l’Asl aveva assunto impegni precisi anche alla presenza del senatore Zaffini, presidente della Commissione Sanità in Senato, che nel 2023 visitò la struttura ospedaliera. Pronto soccorso in forte sofferenza di organico, drammatica la carenza in merito all’assistenza sanitaria primaria e all’assistenza pediatrica. Al Distretto Sociosanitario di Sansepolcro non vi è più nessuno negli uffici dell’Igiene Pubblica, Area Prevenzione: nessun tecnico della Prevenzione è stato sostituito o assunto per questo servizio almeno per la Valtiberina; al momento ci sono solamente i due medici di igiene pubblica. Pesante anche la situazione relativa alla sanità pubblica veterinaria in Valtiberina: non è più possibile effettuare nemmeno la vaccinazione o la sterilizzazione di un gatto, non ci sarebbe un adeguato spazio per un sala operatoria”.
“L’ospedale del Casentino, dal 2016, è stato progressivamente depotenziato –fa notare il coordinatore Fdi del Casentino Federico Dini– Con la chiusura del punto nascite, la cessazione della chirurgia di urgenza, unite alla carenza di personale medico e paramedico, pediatri, medici di base si registrano difficoltà crescenti nelle risposte ai bisogni del territorio. La contrazione dell’offerta sanitaria obbliga il cittadino al pendolarismo sanitario, reso ancora più complesso dalle precarie condizioni della viabilità. Basti pensare alle gestanti casentinesi: molte devono recarsi ad Arezzo per esami diagnostici specifici, poi al momento del parto devono trasferirsi ad Arezzo con mezzo proprio e succede che alcune donne hanno partorito per strada o in ambulanza. Il Pronto soccorso dell’ospedale di Bibbiena sconta una cronica carenza di personale”.
“In Valdichiana, all’ospedale La Fratta di Cortona alcuni reparti sono dotati di primario ma sono privi di una struttura organizzativa, sono dei generali senza truppa, in quanto i pochi medici presenti non possono garantire attività adeguata. Un reparto di medicina, se non ha una struttura diagnostica alle spalle rapidamente consultabile, diventa una lungodegenza –riferisce il presidente del Consiglio comunale di Cortona Nicola Carini– Per dare la dignità di ospedale ad una struttura, servono un pronto soccorso e dei reparti essenziali (ortopedia, chirurgia anestesia medicina interna) efficienti. Una diagnostica di base a rapida consultazione per i vari reparti. Senza questi requisiti un ospedale non può garantire un servizio accettabile per i pazienti. L’ospedale La Fratta ha questi requisiti?”.