Sociale, Scelgo Arezzo progetta “Famiglie e generazioni di domani: il futuro di una comunità educante”
Dal vivace dibattito, il confronto che ne è scaturito vede coinvolte forze politiche, famiglie, associazioni e quanti/e ritengono che il progetto 0-6 rappresenti la base su cui poggia lo sviluppo e la crescita armoniosa dei bambini e delle bambine. “Siamo un gruppo di cittadine/i, eterogeneo per età, formazione, esperienze lavorative, il quale ritiene che un tema così importante non possa e non debba diventare divisivo al punto tale da far nascere due fronti totalmente contrapposti. Occorre, invece, un ragionamento approfondito che consenta di arrivare a posizioni condivise nell’interesse primario delle bambine, dei bambini e dell’intera comunità. In relazione a quanto appena evidenziato intendiamo dare un contributo alla discussione che individui punti d’incontro piuttosto che di contrapposizione. Siamo prima di tutto consapevoli che qualunque strumento gestionale necessita della definizione chiara e precisa dei ruoli di indirizzo e di controllo. A partire da tali presupposti vogliamo proporre alcuni principi di fondo quale “manifesto” per un rinnovato impegno a sostegno delle strutture educative e delle operatrici e degli operatori attivi, con il proprio lavoro, nella fascia di età 0-6 anni. Senza dimenticare quanto la nostra città sia stata centro, internazionalmente riconosciuto, di sperimentazioni ed elaborazioni pedagogiche innovative, tuttora riscontriamo che nel nostro Paese ci sono pregevoli esperienze cui fare riferimento. Tali esperienze, pur tenendo presenti le differenze territoriali, sono modelli a cui ispirarsi per favorire l’impegno fattivo e la partecipazione consapevole delle famiglie al processo educativo. Il documento non ha alcuna pretesa esaustiva, ma rappresenta un punto di vista rispetto al tema oggetto del confronto ed un contributo sul quale cominciare a cooperare per consolidare il futuro della nostra città, del nostro territorio, del nostro Paese. Il PNRR rappresenta un’opportunità senza precedenti e in esso ravvisiamo un’occasione speciale per i giovani e, soprattutto, per le donne. Investire su servizi educativi di qualità, e su progetti che favoriscano la conciliazione dei tempi vita/lavoro, significa sostenere concretamente le famiglie, incrementare l’occupazione femminile e favorire la natalità rispetto alla quale, oggi, siamo agli ultimi posti in Europa“. Il manifesto, dal titolo “Famiglie e generazioni di domani: progettiamo il futuro di una comunità educante” raccoglie una serie di idee relative ai servizi educativi dell’infanzia nella città di Arezzo. Il documento è stato ideato e redatto da un nutrito gruppo operativo composto da elementi dell’associazione Scelgo Arezzo e da esponenti della società civile, fra cui Emanuela Caroti, Patrice De Micco, Valentina Matteini, Silvia Ciarpaglini, Luciana Tartaglia, Immacolata Graziani, Anna Cerea, Giulia Gallorini e Silvia Agostini Crociani:
I PRINCIPI
1.
I servizi educativi 0-6, non vanno più considerati come servizi a domanda individuale, ma con la L.107/2015 fanno parte del sistema generale di educazione e istruzione italiana. Pertanto devono essere diffusi e di qualità, per garantire a tutti i bambini pari opportunità di sviluppare le proprie potenzialità di relazione, autonomia, creatività e apprendimento, per superare disuguaglianze, barriere economiche, etniche e culturali.
2.
I diritti dell’infanzia ad una scuola di qualità si garantiscono attraverso la creazione di un sistema integrato pubblico-privato in cui ci sia condivisione di indirizzi e principi omogenei, in un ambiente professionalmente qualificato, frutto di Indicazioni Nazionali, ma anche dello scambio continuo con i genitori, con la cittadinanza, per rinsaldare un’alleanza educativa fondamentale per il territorio.
3.
La governance dei servizi a livello territoriale, in termini di indirizzo e di controllo, deve essere dell’Amministrazione Comunale, come previsto dal D.L.vo 65/2017.
L’Ente Locale, non solo deve programmare l’offerta e l’accesso ai servizi, ma in collaborazione con l’Autorità Scolastica, deve monitorare il funzionamento e la qualità degli stessi. L’Ente Locale deve inoltre garantire criteri di accesso equi, che non penalizzino ad esempio le donne non occupate ma che sono in cerca di lavoro.
4.
Nodo centrale per garantire l’omogeneità e la qualità del progetto educativo territoriale è la costituzione di un Coordinamento pedagogico-didattico, con la funzione di indirizzo e sostegno professionale degli insegnanti e del personale ausiliario.
Compiti affidati al servizio di Coordinamento sono: la formazione e l’aggiornamento, il sostegno alla collegialità dei gruppi di lavoro, alla documentazione delle esperienze, alla progettazione didattica, alla continuità educativa, all’innovazione. Deve inoltre contribuire a consolidare la condivisione delle scelte progettuali e gestionali dell’offerta educativa del territorio. Deve svolgere un ruolo attivo nel disegnare e definire le attività progettuali strategiche al fine di rendere gli asili nido e la scuola dell’infanzia delle comunità educanti per i cittadini del futuro.
5.
Il servizio di Coordinamento pedagogico-didattico deve essere, preferibilmente, all’interno dell’Amministrazione Comunale. Nel caso non fosse possibile, deve essere un soggetto esterno qualificato e certificato, in tutti i modi reperito attraverso modalità di evidenza pubblica e in presenza di adeguato curriculum (esperienza, titoli, ecc.) in tema di servizi dell’infanzia. Nello stabilire i criteri del bando deve essere garantita ampia discussione con la partecipazione e il coinvolgimento di tutti gli stakeholder.
6.
L’Amministrazione Comunale ha il compito fondamentale di programmare l’offerta scolastica del territorio. Deve quindi fare indispensabilmente una mappatura dei bisogni, soprattutto nella fascia 0-3 anni, per riscontrare se l’offerta dei servizi educativi è rispondente alla domanda, in relazione all’andamento della popolazione, agli insediamenti abitativi delle famiglie e alle esigenze di flessibilità delle richieste.
In particolare, è opportuno instaurare un processo di ascolto delle famiglie con bambini nella fascia 0-6 al fine, per quanto possibile, di modulare l’offerta formativa in risposta ai bisogni stessi delle famiglie. L’ascolto può essere svolto grazie alla somministrazione di semplici questionari e/o interviste ad un campione rappresentativo di famiglie del territorio. Risulta inoltre necessario fare un piano, tenendo conto anche dei finanziamenti del Recovery Plan, per determinare interventi edilizi che riguardano nuove costruzioni, ristrutturazioni, messa in sicurezza, risparmio energetico di edifici pubblici che accolgono scuole e servizi per l’infanzia.
7.
Si devono ridurre i costi delle rette, soprattutto dei nidi, che non incentivano la frequenza dei bimbi, dal momento che sono previsti finanziamenti statali per le spese di gestione, rientrando i servizi educativi 0-6 nel sistema nazionale di istruzione (L.107/2015).
8.
Nell’ambito 0-3 anni, l’offerta dei servizi deve essere ampia, diversificata e flessibile, garantendo, tuttavia, ai bambini la qualità delle esperienze e non la “mera custodia”.
Oltre ai nidi possono essere implementati micro-nidi, nidi di famiglia, tagesmutter, sezioni primavera, centri per bambini e famiglie (luoghi in cui si accolgono bimbi dei primissimi mesi con un familiare per proporre occasioni di socialità e apprendimento, rinforzando educazione e genitorialità), spazi- gioco (luoghi in cui si accolgono bimbi di due e tre anni, educati in famiglia, in cui si rinforza la socialità con altri bimbi attraverso il gioco), ecc. Una tale espansione dell’offerta richiede però un forte coordinamento pubblico, che deve accompagnare anche il protagonismo del privato, in un processo di integrazione, in cui la qualificazione dell’intera rete educativa diventa un valore aggiunto per tutta la comunità.
9.
L’Amministrazione, seguendo le Indicazioni Nazionali e Regionali, deve svolgere una funzione di controllo, monitoraggio continuo sulla qualità dei servizi all’infanzia, sia con l’elaborazione di alcuni indicatori quantitativi (spazi, rapporto numerico educatori/bambini, ore di compresenza, monte-ore annuale dedicato alla formazione in servizio, ecc.), sia attraverso una valutazione che si caratterizzi come processo dinamico, dialogico, aperto e partecipato, fondato sul ruolo riflessivo degli educatori/insegnanti, sul coordinamento pedagogico e sulla partecipazione attiva dei genitori e della cittadinanza.
10.
Principi irrinunciabili dei servizi 0-6 anni, indipendentemente dal soggetto titolare e gestore, sono: il benessere psico-fisico del bambino, il rispetto della sua individualità e unicità, indipendentemente dal contesto sociale e culturale di provenienza, la valorizzazione della multiculturalità, la promozione della parità di genere, con la rimozione di stereotipi inconsapevoli o consapevoli, l’accoglienza e l’inclusione della disabilità in tutte e sue forme.
In questo modo i servizi educativi e la scuola dell’infanzia svolgeranno un ruolo fondamentale come fattore di coesione sociale e di sviluppo democratico.
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