Strage di Bologna: ai Nar soldi da Gelli. Ghinelli chieda scusa agli aretini

Fu lei, infatti, ad affermare che Licio Gelli era un “cittadino esemplare” di cui la nostra città doveva andare fiera. Ecco, finalmente un altro pezzo di verità che coinvolge il defunto capo della loggia P2, uno dei più grandi criminali della storia italiana del 900. Quindi, secondo i documenti desecretati in questi giorni, fu direttamente Licio Gelli a consegnare ai Nar l’anticipo di denaro per l’esecuzione della strage di Bologna. Ne sono convinti i magistrati della Procura generale che hanno indagato su mandanti e finanziatori dell’attentato del 2 agosto 1980 (come esecutori sono già stati condannati in via definitiva Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. Il venerabile capo della P2, accompagnato da un suo factotum, alcuni giorni prima della bomba alla stazione, incontrò alcuni esponenti della destra eversiva a cui consegnò un milione di dollari in contanti. Gli inquirenti sono riusciti a stabilire con certezza la presenza di Gelli e dei terroristi, nello stesso giorno e in una precisa località. La vicenda è stata ricostruita nelle indagini condotte da Digos, Guardia di Finanza e Ros, analizzando i flussi di denaro che tra il 1979 e il 1982, partivano dal Banco Ambrosiano per arrivare sui conti cifrati svizzeri e, dopo una serie di passaggi schermati, a Gelli. In questi anni ho scritto molti articoli per denunciare tutti i crimini e le malefatte di cui il materassaio di Castiglion Fibocchi si era macchiato. Ne ho parlato diffusamente nel mio libro “Quell’idea che ci era sembrata cosi bella”. Dal colpo di stato in Argentina, sostenendo i militari golpisti iscritti alla P2, fino a rendersi complice del “desaparecidos” di origine italiana. Le trame eversive e la strategia della tensione. I rapporti documentati e oggetto di sentenze definitive con i fascisti e il terrorismo nero nella nostra città. Potremmo non finire mai con l’elenco dei veleni e delle manovre che hanno inquinato la vita democratica del nostro paese. Ecco, sindaco Ghinelli, perché, oggi, dopo queste rivelazioni, non sono più procrastinabili, le sue scuse alla città per quella frase di cui non si è mai pentito. Altrimenti, per colpa sua, resta una macchia indelebile sull’intera città. Io non sono comunque tra i suoi elettori, ma la frase da lei pronunciata denota una concezione inquietante della democrazia e della funzione istituzionale per cui chiede di essere confermato. Ecco perché noi cittadini ci sentiamo offesi nell’essere compresi con il “cittadino esemplare” Licio Gelli. Ecco perché chiediamo le sue scuse.

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