Tanti scrive all’Anci: “Scuole di periferia, servono deroghe come per quelle montane”
“In futuro il tema delle scuole nelle frazioni non riguarderà solo Quarata o Arezzo: è un argomento che interessa tutte le città e ha rilevanza nazionale perché è regolato da una norma nazionale. Per questa ragione ho inviato una lettera ad ANCI con la proposta che tutti i comuni d’Italia chiedano di cambiare le regole oggi in vigore.
Veniamo al dettaglio: affinché il provveditore dia il via libera all’attivazione di una classe devono essere rispettati dei parametri numerici ben precisi. Si possono utilizzare deroghe e attivare la classe anche con meno alunni rispetto alla norma di base, se il comune è qualificato come montano o insulare. Per attivare una sezione di scuola primaria, per esempio, gli alunni frequentanti non possono essere meno di 15 e non possono essere più di 26 (a Quarata in questo momento sono 3, giusto per chiarire i dati). Per i comuni di montagna o insulari il numero minino per attivare una sezione scende da 15 a 10.
Da tempo, tuttavia, il calo demografico potente – circa -24% in Toscana – determina una criticità per le scuole di periferia anche nelle città come Arezzo, che non sono né montane né insulari e quindi non possono chiedere l’applicazione di nessuna deroga. Se la norma non cambia da qui a qualche anno, nonostante l’impegno dei dirigenti e del provveditore che non è mai venuto meno e nonostante gli investimenti dei comuni, le scuole statali delle frazioni vedranno un forte ridimensionamento che non è accettabile, perché rappresenta il depotenziamento delle periferie e di tutto il tessuto sociale.
Sindaci e provveditori non possono che rispettare le regole, ma ora queste regole devono adeguarsi al mutamento profondo del contesto di riferimento. Arezzo quindi chiede che si cambi la norma, che le scuole di periferia vengano trattate con deroga alla stregua delle scuole di montagna o insulari e ciò per salvaguardare la presenza nei plessi periferici, che da sempre garantiscono qualità educativa e coesione sociale, evitando sovraffollamenti nei plessi dei centri storici che a loro volta comporterebbero problemi di varia natura.
Mi aspetto che da Arezzo parta una battaglia nazionale e che molti altri assessori, a prescindere dalle parti politiche, sposino con me questa linea, visto che i numeri e le leggi non sono interpretabili a comodo. Tutto ciò a tutela del valore delle periferie delle nostre città. Incatenarsi non serve a molto – a meno che non interessi avere cinque minuti di notorietà -, mentre quel che serve davvero è cambiare le normative quando fanno male alle nostre comunità. Siamo in tempo, ma è arrivata l’ora”.