Afghanistan: in Toscana oltre 300 fuoriusciti. Tanti: “Emergenza da affrontare con modalità eccezionali”
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“Sono molto soddisfatto dell’esito della riunione che abbiamo tenuto e della larga disponibilità all’accoglienza mostrata dai sindaci e dalle associazioni presenti, così come del ruolo di coordinamento che svolgeranno i Prefetti della Toscana. Con queste premesse per noi sarà possibile non soltanto trovare una sistemazione per i 200 fuoriusciti che dovranno sottoporsi ai dieci giorni di quarantena, ma siamo pronti ad accogliere anche i 112 che ci sono stati indicati dal Governo”.
Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, sintetizza così i contenuti della riunione che ha tenuto questa mattina a Firenze nella sede della presidenza regionale e alla quale hanno partecipato gli assessori regionali all’immigrazione e alla sicurezza, Stefano Ciuoffo e alla protezione civile, Monia Monni, oltre alla Prefetta di Firenze, Alessandra Guidi, con numerosi sui colleghi collegati in videoconferenza e ai rappresentanti dell’Unione province toscane, Luca Menesini, presidente della provincia di Lucca e al direttore di Anci Toscana, Simone Gheri e al responsabile immigrazione dell’associazione dei comuni toscani e sindaco di Scandicci, Sandro Fallani.
“Siamo in grado – ha aggiunto il presidente Giani – di offrire la migliore immagine della Toscana, all’altezza della sua tradizione di accoglienza e organizzazione. Per questo ci siamo dichiarati da subito disponibili ad accogliere coloro che fuggono dall’Afghanistan. Chiediamo al Governo che amplii la disponibilità in Toscana dei posti nel Sai (il Sistema di accoglienza e integrazione), il programma che già vede la presenza controllata in Toscana di oltre 1500 profughi provenienti da zone a rischio di molti Paesi. Ora è il momento di passare dalla disponibilità ai fatti: noi siamo pronti e se ce ne sarà necessità convocheremo settimanalmente questo tavolo”.
“Abbiamo già individuato circa 150 posti nelle strutture sanitarie. Stiamo lavorando per trovare gli altri 50 – ha aggiunto l’assessora regionale alla protezione civile, Monia Monni – e il nostro sistema regionale di Protezione civile fornirà tutto il supporto necessario, in attesa che poi della distribuzione e dell’ospitalità si occupino i Comuni, con i quali esiste un ottimo rapporto di collaborazione”.
“Finora il modello toscano di accoglienza – ha precisato l’assessore Stefano Ciuoffo – ha fornito risposte positive e di qualità. Anticiperemo le risorse economiche necessarie in attesa che ci arrivino i fondi da Roma. Garantiremo sia la sicurezza che la privacy di coloro che in questi anni hanno collaborato e lavorato insieme al nostro contingente in Afghanistan. Anticiperemo, non subiremo i problemi che queste nuove presenze comportano”.
Anche per Luca Menesini, presidente della Provincia di Lucca, il metodo scelto per la loro accoglienza “deve essere quello dei Sai (ex Sprar) che garantisce un percorso di accoglienza ed integrazione più efficace. Per questo l’incontro svolto questa mattina è stato efficace ed utile, così come molto utile è il lavoro di coordinamento che svolgeranno sia la Regione Toscana che le Prefetture”.
A nome dei prefetti toscani è intervenuta quella di Firenze, Alessandra Guidi, che ha sttolineato come “abbiamo istituito un tavolo di coordinamento tra Prefetti, occupandoci di gestire l’accoglienza dei 112 profughi che sono stati assegnati alla Toscana. Dopo aver garantito la loro quarantena, ci occuperemo di coloro che vorranno rimanere nella regione in un sistema di redistribuzione a livello nazionale. Gli attori in campo sono numerosi ed è importante che tutti operino in maniera coordinata. Ringrazio i cittadini e le associazioni che si sono resi disponibili al riguardo. Dobbiamo garantire un’accoglienza ordinata perché abbiamo il dovere di garantire il rispetto di precisi standard, sia per gli afghani così come facciamno per tutti i richiedenti asilo da qualunque Paese del mondo provengano”.
Da parte sua Sandro Fallani, responsabile immigrazione di Anci Toscana, ha confermato che “l’unico percorso efficace per accogliere i fuoriusciti è rappresentato dal Sai, perché servono percorsi strutturati e stabili e non dobbiamo intervenire basandoci semplicente sull’onda emotiva. Davanti a noi deve esserci l’obiettivo di un loro inserimento efficace nelle nostre comunità. E i Comuni della Toscana si impegneranno a fondo, come sempre, per raggiungere questo risultato”.
TANTI: “UN’EMERGENZA DA AFFRONTARE CON MODALITA’ ECCEZIONALI”
“Quello di stamattina è stato un primo incontro informativo tra i Comuni e la Regione sulla crisi afgana e sull’organizzazione dell’accoglienza dei profughi da quel Paese. La nostra, insieme al Piemonte, è stata la regione che più rapidamente si è attivata per la gestione di un’emergenza eccezionale, da affrontare con modalità altrettanto eccezionali, per la quale si sono già rese operanti protezione civile e associazioni di assistenza. La Toscana si prepara ad accogliere per il momento circa 120 profughi, un po’ meno della metà dei quali sarà ospitata a Firenze mentre i restanti saranno distribuiti tra gli altri Comuni. Insieme a loro, 200 dei 3000 civili afgani collaboratori della missione di pace italiana e per il momento destinati al nostro Paese giungeranno nella nostra regione: qui trascorreranno la quarantena secondo le modalità organizzative delle Asl, per poi essere collocati, in condizioni di massima sicurezza e segretezza. Si tratta infatti di persone che richiedono il massimo grado di protezione e sulle quali verrà mantenuta il più possibile la riservatezza. La situazione è estremamente delicata e noi siamo pronti a fare la nostra parte, in attesa di ulteriori incontri e aggiornamenti. La Città di Arezzo è vicina a tutta la popolazione che in questi venti anni ha collaborato con i nostri militari e i nostri operatori di pace – e in particolare alle donne e alla minoranza di religione cristiana. Spero che oltre alla accoglienza, doverosa ma emergenziale, che il mondo libero non può che sostenere, ci sia un monitoraggio in loco per evitare che il fondamentalismo islamico torni protagonista. Insomma: l’accoglienza da sola non può essere la soluzione, se vogliamo veramente garantire diritti e libertà”.
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