Migranti: no alla realizzazione di un Cpr in Toscana
Cpr. L’acronimo sta per Centro di permanenza e rimpatrio per i migranti. Sono luoghi dove il cittadino straniero può essere trattenuto in attesa di esecuzione di provvedimenti di espulsione. Attualmente si trovano in Puglia (Bari e Brindisi), in Sicilia (Trapani e Caltanissetta), nel Lazio (Roma), in Lombardia (Milano), in Basilicata (Palazzo San Gervasio), in Sardegna (Macomer) e in Friuli (Gradisca) per un totale di 619 posti. Secondo il piano del governo i nuovi Centri di rimpatrio, oggi ne sono attivi 9, diventeranno 23.
“Ribadiamo la contrarietà alla realizzazione di un Cpr in Toscana”. Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza una mozione, proposta dal gruppo PD, che esprime “ferma contrarietà ad ogni ipotesi di realizzazione di un Cpr sul territorio regionale, nonché di estensione del periodo di permanenza all’interno degli stessi” e impegna la giunta toscana a “manifestare tale posizione di contrarietà in ogni sede utile, anche mediante un continuo confronto con le altre amministrazioni regionali”.
«Abbiamo ritenuto giusto e opportuno presentare un nuovo atto sulla questione, dopo quello già approvato nei mesi scorsi – ha detto il capogruppo Vincenzo Ceccarelli in aula presentando la mozione – Di fronte al fenomeno mondiale delle migrazioni assistiamo in Italia al fallimento della politica dei “porti chiusi” del governo Meloni. In questo quadro i Cpr rappresentano una risposta ipocrita e inumana, perché si configurano come luoghi di detenzione di persone che in grandissima parte non hanno nessun requisito per essere detenuti. Sono luoghi dove molte volte si calpestano i diritti umani e la dignità delle persone. Per questi ed altri motivi abbiamo voluto ribadire la nostra posizione e chiedere alla giunta regionale di continuare a impegnarsi nei confronti del governo nazionale sia per confermare la nostra contrarietà ai Cpr, sia nel sollecitare a porre la massima attenzione alla questione dell’integrazione socio-economica dei migranti. Il governo un po’ in sordina – ha ricordato Ceccarelli – ha approvato un decreto flussi per l’ingresso di 450mila lavoratori migranti nei prossimi tre anni, mentre le imprese ne chiedono almeno il doppio. Anche per questo c’è bisogno di una riforma organica del quadro normativo incentrata su principi di integrazione sociale e di inclusione lavorativa dei migranti. Infine, siano recepite le istanze provenienti dagli amministratori locali dei vari territori della Toscana e dell’intero paese, volte ad evitare la realizzazione di nuovi Cpr e a proseguire con il processo di redistribuzione degli ospiti sulla base del modello della rete di accoglienza diffusa. Dire che si vogliono mandare i migranti che delinquono nei Cpr, perché non riusciremo a rimpatriarli, visto che non abbiamo gli accordi con i paesi di destinazione, è sbagliato e suona come un’ipocrisia. Nel caso, occorre rivedere il codice penale, non costruire delle carceri e chiamarli Cpr».
Nel dibattito sono intervenuti anche i consiglieri Dem Andrea Vannucci, Francesco Gazzetti, Cristina Giachi, Lucia De Robertis, Marco Niccolai, Valentina Mercanti e Elena Rosignoli.
Il no alla realizzazione di un Cpr in Toscana
Discusse e votate in aula tre mozioni sull’argomento. Approvata a maggioranza quella del Pd. Respinte quelle di Fratelli d’Italia e Lega
Approvata a maggioranza dall’Aula del Consiglio regionale della Toscana la mozione del Pd (primo firmatario il capogruppo Vincenzo Ceccarelli) che impegna la Giunta “a manifestare, in ogni sede utile, la ferma contrarietà a ogni ipotesi di Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio), sul territorio regionale”. Ventiquattro i voti a favore (Pd, Movimento 5 Stelle e Italia Viva), 12 i voti contrari (Lega e Fratelli d’Italia).
Respinte invece le mozioni presentate da Fratelli d’Italia, prima firmataria Elisa Tozzi, in merito all’adesione della Regione Toscana all’intesa nazionale sui migranti (con 24 voti contrari di Pd, Movimento 5 Stelle e Italia Viva e 12 favorevoli di Lega e FdI) e quella della Lega, prima firmataria la capogruppo Elena Meini, in merito “all’istituzione necessaria di un Cpr in Toscana” (23 i voti contrari di Pd e Movimento 5 Stelle, 12 i voti favorevoli di Lega e FdI).
La prima mozione è stata illustrata dal Vincenzo Ceccarelli. L’atto, oltre ad opporsi alla realizzazione dei Cpr in Toscana “impegna la Giunta ad attivarsi nei riguardi del Governo affinché sia posta la massima attenzione alla questione dell’integrazione socio-economica dei migranti nel paese ospitante”, anche in un’ottica di risposta alle esigente produttive, e che “le questioni inerenti il rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone ospitate nelle strutture di accoglienza e di trattenimento, con particolare riferimento ai Cpr, siano affrontate nell’ambito di una necessaria riforma organica del quadro normativo”. Inoltre l’atto chiede che la Giunta si impegni affinché “siano recepite le istanze provenienti dagli amministratori locali dei vari territori del paese volti a evitare la realizzazione di nuovi Cpr e a proseguire con il processo di redistribuzione degli ospiti sulla bade del modello della rete di accoglienza diffusa”.
La seconda, illustrata da Elisa Tozzi, intendeva impegnare la Giunta “ad attivarsi per riprendere il dialogo con il governo e le altre regioni sul fenomeno migratorio, al fine di promuovere una risposta unitaria e solidale alla questione, anche sottoscrivendo l’intesa che ha preceduto la nomina del commissario straordinario”.
La terza, illustrata dalla consigliera Elena Meini, intendeva impegnare la Giunta “a non strumentalizzare le politiche del Governo finalizzate a una stretta sui migranti illegali, ponendosi in un’ottica di piena attuazione della Costituzione attraverso un impegno corale tramite l’attiva e leale collaborazione di Regione Toscana con il Governo, al fine di recepire le norme indicate dal Governo stesso in merito alla realizzazione dei nuovi Centri di permanenza e rimpatrio”.
Le tre mozioni hanno impegnato l’Aula in una lunga discussione sulla questione immigrazione e sull’opportunità di realizzare di un Cpr in Toscana.
Nel corso del dibattito, Francesco Torselli (capogruppo Fratelli d’Italia), “partendo dall’assunto che chi delinque non può rimanere in Italia”, ha detto “di non essere sicuro che un Cpr in ogni regione rappresenti la soluzione, ma certo è che le soluzioni fin qui adottate non hanno funzionato. Il Governo deve fare delle scelte, saranno i cittadini a giudicare al momento del voto”.
Il portavoce dell’opposizione Marco Landi (Lega), dopo un excursus storico sulla vicenda, ha criticato “le giravolte di molti politici nel tempo” e ha ribadito che “i Cpr servono a garantire la sicurezza dei cittadini” e che “secondo i dati della prefettura di Firenze il 57 per cento dei migranti che hanno commesso reati proviene da paesi con cui ci sono accordi bilaterali per il rimpatrio”.
Secondo Andrea Vannucci (Pd), che ha ricordato come nell’ultimo anno il numero degli sbarchi in Italia sia raddoppiato, “il centrodestra cerca di giustificare il fallimento clamoroso e totale dell’attuale Governo sulla questione dell’immigrazione, gettando fumo negli occhi, spacciando i Cpr come soluzione”. “Si tratta di un approccio ideologico – ha osservato –. Chi commette un reato deve stare in carcere”.
Silvia Noferi (Movimento 5 stelle) ha commentato che “dovremmo chiederci perché tanta gente mette a rischio la vita salendo sui barconi e venendo in Europa. Lo fa perché non ha possibilità di futuro o di vivere decentemente nel proprio paese”.
Francesco Gazzetti (Pd) ha osservato che “davanti a un cambiamento epocale si danno risposte insufficienti e inadatte come i Cpr” e ha spiegato di trovare del tutto inaccettabile, a livello personale, “che gli immigrati siano costretti, dalle decisioni dell’attuale Governo, a ulteriori giorni di navigazione invece di poter sbarcare nel primo porto utile”.
Cristina Giachi (Pd) ha sottolineato che “si può fare qualsiasi scelta, ma sempre mantenendo alto il livello di umanità”.
Lucia De Robertis (Pd) ha detto che “i Cpr non sono una soluzione e quando si discute di questi temi dovremmo farlo senza anestesie emotive. La soluzione è smettere di sfruttare i cosiddetti paesi del terzo mondo”.
Massimiliano Baldini (Lega) ha osservato che “gli interventi dei consiglieri di maggioranza marcano la distanza con il sentire dei territori, perché i cittadini avvertono un crescente stato di insicurezza dovuto anche all’immigrazione”.
Il consigliere Marco Niccolai (Pd), ha ricordato come il comune di Pescia, “territorio da cui provengo, secondo le indiscrezioni stampa, sarebbe candidato a un Cpr”. “La nostra contrarietà a queste strutture è nota dal 2011 – ha spiegato –: per noi sono l’esempio di un meccanismo fallimentare e il fatto che vengano propagandati come la panacea di tutti i mali è la dimostrazione che la lettura di questo fenomeno da parte del centro destra, che per anni ci ha fatto la campagna elettorale, è totalmente sbagliata. Oggi, alla prova dei fatti, i numeri dimostrano il fallimento di queste politiche”. “Il Governo ha prima ha deciso lo stato di emergenza, poi ha fatto decreti a raffica dimostrando di non avere la capacità di affrontare una questione così seria”.
Valentina Mercanti (Pd) ha accusato il centro destra di “fare propaganda e di prendere in giro le persone”. “Visto che non si riesce ad avere un approccio umano – ha affermato – cerchiamo almeno di gestire i fenomeni e non di subirli. Quelli che si chiamavano un tempo Cpt, non davano certo un maggior senso di sicurezza ai territori. Su questi temi, che generano paura nelle persone e contribuiscono a creare un senso di insicurezza, non dobbiamo ragionare come se fossimo in campagna elettorale costante, ma creare quel clima di collaborazione e coesione sociale che in un momento drammatico come questo, in cui si ha paura della guerra e della crisi economica, serve al nostro Paese”.
Elena Rosignoli (Pd) ha ribadito come “il Cpr è una soluzione apparente per far credere ai cittadini che ci sarà una sicurezza maggiore”. “Nel Comune dove abito – ha ricordato – nel 2015 abbiamo attuato un sistema di accoglienza diffusa, stipulando una convenzione con la prefettura per l’integrazione. Il progetto ha funzionato benissimo e alcune persone hanno trovato lavori nel paese o nelle comunità limitrofe. Dobbiamo quindi applicare politiche e mettere risorse per un’accoglienza diffusa”.