Aprono i bar, chiudono i servizi

Per alcuni non è così. Stando alle dichiarazioni di certe forze politiche e di taluni amministratori pubblici un BAR conta più di un reparto di cardiologia. E devono aver ragione loro, vista la pletora di funzionari ASL che sono accorsi a celebrare la riapertura del Bar all’Ospedale di Fratta.
Un noto scrittore ha detto che «a riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco», peccato che un bellissimo Bar non qualifichi un ospedale.
Infatti tentiamo ancora di capire quale sarà il destino dell’Ospedale di Fratta. Perché, mentre si inaugurano bar, chiudono i servizi, le liste d’attesa sono più o meno quelle di prima (cioè lunghe), l’emergenza rimane un problema.
Insomma, al di là delle ciance sulla bontà di cornetto e cappuccino, rimangono diversi nodi da sciogliere.
Qualche esempio: quali riflessi avranno i tagli annunciati al PNRR sui finanziamenti destinati alla sanità in Valdichiana e alla provincia di Arezzo? Da altre parti i sindaci hanno alzato le antenne qua da noi tutto tace.
Così come è un nodo politico il tema del rapporto con le associazioni di volontariato che svolgono il servizio dell’emergenza. È un nodo politico capire come dare una prospettiva all’ospedale di Fratta, si punta tutto in termini di investimenti e risorse umane su servizi che poco hanno a che vedere con il territorio (PMA, medicina rigenerativa) oppure si trova un equilibrio tra questi servizi e i bisogni concreti della nostra gente?
Per qualcuno questi interrogativi sono troppo seri, molto meglio celebrare la riapertura di un Bar come fosse il trionfo di Cesare e per il resto si vedrà.
E con questo vi saluto

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