Bambini fragili, Ospedale della Fratta punto di riferimento
L’ospedale di Santa Margherita alla Fratta punto di riferimento per le prestazioni sanitarie destinate ai bambini con bisogni speciali. Un primato reso possibile grazie all’anestesia e rianimazione pediatrica e all’equipe multidisciplinare che si occupano della presa in carico del bambino fragile tecnicamente detto non collaborante permettendogli di essere sottoposto a terapie ed esami diagnostici ed evitando situazioni che per lui potrebbero essere traumatiche.
La scorsa settimana è stato effettuato un importante intervento di odontoiatria su un bambino di 12 anni con disturbo dello spettro autistico. Un intervento, durato tre ore, possibile grazie all’equipe multidisciplinare di cui fanno parte la dr.ssa Federica Rosadini della rete odontoiatrica Asl Tse e la dr.ssa Cristina Navarra, direttore UOSD Anestesia e rianimazione Pediatrica, ed effettuato nell’ambito del percorso Pass (Percorsi Assistenziali per Soggetti con bisogni Speciali) che permette a persone con disabilità di tipo intellettivo, motorio e sensoriale di accedere ai servizi sanitari territoriali con un’assistenza personalizzata. Per consentire l’intervento l’equipe multidisciplinare Pass è stata spostata sulla Fratta.
«L’ospedale della Fratta ha tutte le caratteristiche per essere punto di riferimento per l’assistenza a persone con fragilità e bisogni speciali – dichiara Simona Dei, Direttrice Sanitaria Asl Tse -. Questo è possibile grazie al personale sanitario formato appositamente e all’equipe multidisciplinare di cui fa parte l’anestesia e rianimazione pediatrica, importantissima per prendersi cura di questi pazienti speciali che rischiano di subire un trauma se non accolti e trattati adeguatamente. Gli operatori sanitari e i medici hanno una formazione specifica per trattare con gli special needs e cosa importante è anche la struttura dell’ospedale che grazie alla presenza di camere singole ci permette di accogliere questo tipo di pazienti garantendo loro la tranquillità di cui hanno bisogno».
«L’ospedale di Cortona è il top per questa tipologia di pazienti perché meno affollato – spiega Cristina Navarra direttore UOSD Anestesia e rianimazione pediatrica – Abbiamo incontrato la famiglia, alcuni giorni prima dell’intervento, per conoscere le esigenze del bambino, le sue paure e le cose che gli piacciono. Sono percorsi che comportano una lunga organizzazione ma alla fine sono graticanti quando vedi che la famiglia si complimenta per il lavoro che facciamo».
Il bambino ha fatto il suo ingresso in ospedale intorno alle 9 del mattino e ne è uscito alle 16. Ad accoglierlo le dottoresse Cristina Navarra e Roberta Cardinali (anestesiste), Chiara Salini (facilitatrice), Federica Rosadini e Francesca Giardini (pediatra) rigorosamente senza camice ma con indosso gli abiti di tutti i giorni allo scopo di instaurare con il bimbo un rapporto di fiducia.
Portare un bambino in ospedale non è facile e ancora di meno lo è per quei bambini con esigenze particolari come gli special needs. Da qui la necessità di trasformare in gioco l’ingresso in ospedale.
«Abbiamo accolto il bambino in ospedale permettendogli di portare la chitarra e la pianola da cui non si separa mai – spiega la dr.ssa Cristina Navarra –. Quindi dopo aver preso confidenza abbiamo somministrato la preanestesia con il succo di frutta preferito dal bambino che si è addormentato mentre suonava la chitarra. Poi è stato portato in sala accompagnato dai suoi genitori grazie alla collaborazione del personale infermieristico».
«Il bambino aveva necessità di cure odontoiatriche – spiega la dr.ssa Alessandra Romagnoli, direttore Rete Odontoiatrica Asl Toscana Sudest – Abbiamo avviato un percorso particolare iniziato sin dal suo ingresso in ospedale fino alla sedazione. Una volta sedato abbiamo proceduto con l’otturazione di 17 denti, l’igiene dentale e successivamente abbiano approfittato della sedazione per sottoporlo ad una serie di accertamenti, altrimenti difficili da eseguire. Grazie alle dottoresse Navarra e Rosadini il bimbo è stato sottoposto a visita pediatrica completa, ad ecocuore ed elettrocardiogramma, poi ecoaddome e infine al prelievo di sangue. Prestazioni che si sono concretizzate grazie all’equipe multidisciplinare, composta da infermieri e medici, con formazione specifica per assistere questo tipo di pazienti».
«In una giornata – aggiunge la dr.ssa Navarra – accorpiamo tutti gli esami diagnostici e le prestazioni da eseguire coinvolgendo i professionisti interessati in modo tale che con un’unica sedazione il bimbo fa un check up completo. L’equipe multidisciplinare ha scelto di spostarsi da Arezzo alla Fratta perché l’ospedale di Cortona è meno affollato e dotato di stanze singole per accogliere i bimbi e consentire un risveglio sereno accanto alla propria famiglia».
«Se il bambino trova le stesse persone e lo stesso ambiente comincia a fidarsi – spiega Navarra –. La sedazione lo aiuta a non sentire dolore e quindi a non provare paura e di conseguenza a creare un rapporto di fiducia fra lui e i medici che nelle visite successive non avranno più necessità di ricorrere alla sedazione per fare indagini diagnostiche. Fondamentale il rapporto con la famiglia che prosegue nei giorni successivi all’intervento: a distanza di due-tre giorni mando una mail alla mamma per capire se i bambini dormono, se mangiano perché se le abitudini sono regolari significa che il ragazzo non è traumatizzato».
«Anche ad Arezzo e Grosseto – conclude Navarra – vengono fatti interventi di questo tipo. A Grosseto, gli accessi Pass, così si chiamano i percorsi dedicati a soggetti fragili, sono partiti prima e abbiamo quattro sedute al mese. Questi bambini speciali non li possiamo lasciare per troppo tempo in lista di attesa. Cerchiamo sempre di venire incontro alle loro esigenze».