Violenza contro operatori sanitari, D’Urso: “Un dovere proteggerli” Ar24Tv

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A partire dal 12 marzo 2022 si celebra ogni anno in questa data la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari. I dati che riguardano gli infortuni lavorativi che derivano da aggressioni e minacce sono inquietanti: Nel 2022 sono stati registrati 2.243 casi di infortunio in occasione di lavoro accertati e codificati come violenze, aggressioni, minacce e similari, perpetrate nei confronti del personale sanitario (in aumento del 14% sul 2021): 1.584 per le donne (+15%) e 659 per gli uomini (+12%). Sono infermieri e operatori socio-sanitari a registrare il maggior numero di infortuni, sia per la componente femminile (con incidenze rispettivamente del 25% e 31%) che per quella maschile (39% e 19%). Oggi hanno parlato di questi atti di inciviltà il direttore generale della Asl Tse Antonio D’Urso e la direttrice amministrativa Asl Tse Antonella Valeri. Ringraziamo per la gentile collaborazione la collega Angela D’Errico dell’ufficio stampa Asl Tse.

A partire dal 2022, il 12 marzo di ogni anno è la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari. Aderisce all’iniziativa anche l’Azienda USL Toscana Sud Est, che monitora con attenzione il fenomeno, mettendo, inoltre, in atto tutte le azioni possibili per proteggere e supportare il personale.

Per quanto riguarda gli operatori Asl Tse, rispetto al 2022, nel 2023 c’ è stato un incremento di segnalazioni importante, queste infatti sono passate da 228 a 452 (235 Arezzo, 133 Grosseto, 84 Siena). Tale dato può essere spiegato in parte con la recrudescenza generalizzata del fenomeno e in parte con la seria opera di sensibilizzazione aziendale effettuata a seguito della redazione della procedura specifica per la gestione delle aggressioni. La mancata congruenza della sommatoria dei dati fra aggressioni fisiche e verbali, che sono rispettivamente 442 e 144, in confronto il numero totale si spiega con il fatto che in diversi casi i lavoratori hanno segnalato di aver subito entrambe le tipologie.

Il rapporto di aggressioni subite da uomini, 107, e donne, 345, è sovrapponibile con la ripartizione numerica fra sessi dei lavoratori della Asl, 6994 donne (72,7%) e 2630 uomini (27,3%), pertanto possiamo concludere che nell’azienda l’incidenza delle aggressioni non è legata al sesso di appartenenza.

I reparti maggiormente interessati dal fenomeno sono: Pronto soccorso (126 segnalazioni); Salute Mentale (67); Centrale operativa 118 (19); Medicina e Chirurgia di accettazione e urgenza (14); SERD e Cup (entrambi 12). I dati riscontrati nell’Asl Tse sono sovrapponibili con quelli rilevati a livello nazionale, con i Pronto soccorso e i servizi di Salute Mentale maggiormente esposti alle aggressioni.

“I nostri operatori non sono parte dell’Azienda, sono l’Azienda. Il senso del dovere e la professionalità che mettono nel loro lavoro devono essere protetti. Già di per sé la violenza, sia verbale che fisica, è inaccettabile, ma quando viene messa in atto in un contesto sanitario c’è un significato ancora più negativo, perché indirizzata a persone che sono addette all’assistenza del prossimo. Aggredendo l’operatore sanitario, si aggredisce, indirettamente, anche tutti quelli che sono sotto le sue cure. Per questo, come Asl Tse siamo, e lo saremo sempre di più, impegnati in prima fila per supportare e proteggere i nostri lavoratori”.

“Visto che, come diceva Benedetto Croce, ‘La violenza non è forza ma debolezza’ a prevalere in profondità non possono che essere la“ragione” e il pensiero che nasce dalla corteccia pre-frontale dove abita la nostra coscienza ed agire sociale; solo così possiamo creare una cultura del rispetto reciproco. Nella maggior parte dei casi, a ricorrere all’aggressione fisica o verbale è proprio colui/colei che è in errore e non ha la possibilità di prevalere con la realtà dei fatti o la coerenza della logica. Infatti, dietro i comportamenti aggressivi e violenti, spesso si nascondono paure, soggezione e impotenza”.

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