A 24 anni dalla morte, Arezzo ricorda Don Vittorione: 247 chili di bontà, amico del mondo

E tanti sono stati gli aiuti che Don Vittorione con il suo movimento  Africa Mission, ha ricevuto da  Arezzo, grazie al mercatino dei Ragazzi più volte dedicato all’impegno di Don Vittorione per i bambini, i poveri e i derelitti dell’Uganda: e tanti gli aiuti ricevuti dalle iniziative di beneficenza del Circolo Verso l’Europa che ha ospitato più volte Don Vittorione e che lo ricorda  ogni anno con commozione il giorno della sua morte (nella foto il presidente del circolo, Donato Palarchi, il giorno del ventesimo  anniversario) 

E proprio grazie alla generosità degli aretini,  Don Vittorione potè costruire in Uganda nel 1985 il primo dei pozzi  “Città di Arezzo“ con lo stemma del cavallino rampante e l’immagine della Madonna del Conforto.

247chili di grande bontà” titolava La Nazione nel giorno di una delle tante visite  ad Arezzo di Don Vittorione. Che sui suoi 247 chili scherzava per incentivare la gente a fare beneficenza  per le sue missioni in Uganda: “E’ bello – diceva citando un proverbio lombardo – fidarsi dei grassi”. In realtà grasso lo era fin dall’adolescenza:  il suo sogno di adolescente era quello di diventare chierichetto: cercò un impiego ma il suo tempo libero lo trascorreva  tutto in parrocchia a Varese. Vittorio Pastori negli anni cinquanta aprì anche un ristorante, in poco tempo diventato uno dei locali tipici della Lombardia.  

La svolta fu l’incontro con il parroco di San Vittore, don Enrico Manfredini che nel 1969 divenne vescovo di Piacenza prima di essere nominato cardinale di Bologna.  Con lui fece il primo viaggio  in Africa, visitando l’Uganda, il Kenia, la Tanzania. Rimasero colpiti da una realtà  che per Don Vittorione sarebbe diventata quella della sua vita. 13 anni dopo fu anche ordinato sacerdote a Varese dal vescovo di Gulu, la città che  era diventata la sua base di aiuti durante la guerra civile del 1980 in Uganda. Da allora i viaggi dall’Uganda in Italia non si contano più.

I giovani –  disse in uno dei suoi viaggi nelle parrocchie italiane – devono diventare cittadini del mondo e sperimentare la carità. Sono loro  che possono cambiare il mondo, un mondo più nuovo, più giusto e più umano per assistere la povera gente”.

La sua mole non gli impediva di avventurarsi in ogni angolo dell’Africa  per distribuire viveri e medicine raccolti da una organizzazione attiva e altruistica come  “Africa Mission” una Ong da lui fondata appositamente. Don Vittorione riusciva dove Stati e organizzazioni internazionali fallivano. Era in grado di mobilitare migliaia di persone  e di raccogliere in poco tempo tonnellate di viveri e medicine da spedire in Africa in aereo. “Chi ha fame – diceva– ha fame subito”. Parole che risuonano  ancora oggi, a 24 anni dalla sua morte.

La prima consegna del Movimento – diceva solo quattro anni fa a vent’anni dalla scomparsa di Don Vittorione il presidente di  Africa Mission, don Maurizio Noberiniè quella di non tradire la consegna di Don Vittorio. Il suo volto e la sua personalità. Don Vittorio ha sempre invitato i fedeli a rimboccarsi e maniche, a verificare di persona cosa c’è oltre i confini italiani.” Parole più che mai attuali  quando in Italia e in tutta Europa si chiudono i confini invece che “verificare cosa c’è oltre i confini”. Attuali come quelle del più grande amico aretino di Don Vittorione, Donato Palarchi, fondatore e animatore del Circolo Verso l’Europa: “Bisogna ricominciare da capo, con quello che abbiamo” – ha detto circondato da tutti i suoi amici alla festa del suo 92esimo compleanno. Ma tra quello che abbiamo non c’è Don Vittorione: dal 2 settembre del 1994 riposa nel cimitero comunale della Rasa di Varese.

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