A Bibbiena e Ortignano Raggiolo si vota per la fusione dei due comuni

Non se ne fece niente, nonostante la vittoria del sì sia a Bibbiena che a Ortignano Raggiolo.
A Bibbiena con il  61 per cento e a Ortignano Raggiolo con il 55 per cento.
Serviva e  serve la vittoria del sì, anche con un solo voto in più degli elettori di tutti i comuni chiamati ad esprimersi sulla fusione. Questa volta il referendum riguarda due dei tre comuni che proposero la fusione agli elettori un anno fa e, se si ripetesse  il risultato che uscì dalle urne il 29 e trenta ottobre del 2017, a Bibbiena e a Ortignano la fusione sarebbe cosa fatta.

Probabile, quindi, che da martedì i comuni della Provincia di Arezzo diventino 34, dopo che negli stessi giorni di un anno fa scesero a 35 per la fusione di Pergine e Laterina , dove il sì vinse per pochi voti , 1678 contro i 1445 del no per lo più espressi a Ponticino, frazione di Laterina, che conta più abitanti del vecchio comune capoluogo. Si sa poi come è andata a finire l’elezione del sindaco di Pergine Laterina, con la candidata del centrosinistra Simona Neri, data poi come probabile  candidata per la presidenza della Provincia  prima che il Pd puntasse su Ginetta Menchetti, sconfitta da Silvia Chiassai.
Ma questo, pur recente, appartiene al passato, come l’elezione a sindaco di Pergine Laterina, dove Simona Neri tre mesi fa vinto per 70 voti contro Stefano Bellezza, candidato del centrodestra.

Domani e lunedì saranno più di diecimila, di cui più di novemila a Bibbiena, gli elettori chiamati a votare ancora per la fusione con Ortignano Raggiolo.
Se, come sembra probabile, visto come andò il referendum di un anno fa, sarà il sì a vincere, a Bibbiena e Ortignano il primo gennaio si insedierà il commissario unico, che porterà il nuovo comune al voto per il nuovo sindaco a primavera.
Ad oggi i due comuni sono guidati da sindaci e giunte di colore diverso, anche se eletti entrambi da liste civiche. Ma se quella di Raggiolo, per la quale è stato eletto sindaco Fiorenzo Pistolesi due anni fa, fa riferimento al Pd, quella di Bibbiena, “Avanti tutti insieme”, per la quale si presentò e vinse Daniele Bernardini la prima volta nel 2009 ed è stato riconfermato con voto plebiscitario due anni fa, inaugurò un modello per il centrodestra copiato con successo in più comuni aretini. Bernardini, che con la sua vittoria fece parlare di una “primavera bibbienese”, fu sì l’artefice della caduta di una delle roccaforti del centrosinistra, ma ha guidato e sta guidando il comune in piena autonomia dai partiti di una lista  che civica è, visto il plebiscito di due anni fa, nel suo vero significato amministrativo.

Se  gli elettori di Bibbiena e di Ortignano domani e lunedì voteranno per la fusione dei due comuni, il vero vincitore sarà proprio Bernardini che a primavera si presenterebbe con tutte le credenziali per una riconferma a sindaco, questa volta di Bibbiena – Ortignano, magari con una lista ancora più civica, ancora meno marcata dai partiti di centrodestra.

Quello per la fusione di Bibbiena con Ortignano Raggiolo non è il solo referendum che si svolgerà in Toscana domani e lunedì. Si voterà anche per la fusione  tra i Comuni di Asciano e Rapolano, e di Montepulciano con Torrita in provincia di Siena.  E in provincia di Firenze  tra i comuni di Dicomano e San Godenzo  e tra i comuni Barberino Valdelsa e Tavarnelle. Insomma,  si vota in Toscana per  cinque referendum  per la fusione di dieci comuni. Urne aperte anche lunedì mattina. Se vinceranno i sì in tutti i dieci comuni, la Toscana, una delle regioni italiane con meno comuni, ne avrà ancora 5 di meno.  Sei anni fa ne contava 287, all’inizio di quest’anno , erano 274, tredici in meno, quanti i sì che hanno prevalso in tredici referendum su 25. A maggio i no hanno pareggiato i sì con la mancata fusione tra Villa e Castiglione di Garfagnana, dove il risultato è stato divergente. La Regione ogni volta ha incentivato la scelta con 500 mila euro l’anno (per cinque anni) di contributi straordinari, 250 mila euro per ogni vecchio comune. A queste risorse utili per dare fiato a progetti rimasti troppo a lungo nel cassetto o per tamponare tagli sui trasferimenti statali si sono sommate deroghe sulla spesa in bilancio e contributi statali straordinari, per dieci anni, pari al 50 per cento dei trasferimenti erariali attribuiti per l’anno 2010, fino ad un massimo di 2 milioni per ciascun beneficiario.

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