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lunedì | 17-02-2025

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Il saluto a Vittorio Dini di Romano Salvi

 E’ la dedica di cui mi ha onorato il professor Vittorio Dini, morto giovedì a 93 anni, su una copia delle ”Memorie Popolari Toscane, immaginario e realtà fra bene e male”, da lui donatami come ha sempre fatto con ogni sua pubblicazione da antropologo e sociologo, docente di antropologia culturale e sociologia alle Università di Urbino, Perugia e Siena-Arezzo.

Con Vittorio Dini, da cinquant’anni mio vicino di casa con una terrazza con vista sulla città antica, dalla quale la mia Nikon ha scattato la foto del professore qui sopra pubblicata, è scomparso in realtà uno degli aretini più colti e più legati alla storia della Giostra del Saracino del dopoguerra.
Aveva fondato il Gruppo sbandieratori della città di Arezzo nel 1960, prima che fossero imitati in tante piazze d’Italia i giochi di bandiera da lui ideati, mai così suggestivi e pieni di profondi significati come quello della schermaglia fra il bene e il male, con il quale da allora si chiude ogni volta l’esibizione degli sbandieratori che danno spettacolo in piazza Grande prima che inizi la Giostra del Saracino.

Imitati ma mai eguagliati, tanto da essere invitati a rappresentare la cultura del folklore italiano alla cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi del Messico nel 1968, dei campionati del mondo del 1974 in Germania, del 1978 in Argentina, ai mondiali di Italia 90 e a quelli del 1998 in Francia.
Senza contare le decine di trasferte per le manifestazioni internazionali di maggior prestigio alle quali son ancora invitati gli Sbandieratori.
La loro trasferta più commossa quella nella chiesa di Sant’Agostino per il funerale del loro fondatore e primo direttore, con le bandiere e le chiarine a rendergli gli ultimi onori.
Ciao professore, continuerò sempre a guardare verso la tua terrazza da dove mi hai gratificato di tanti incoraggiamenti.
Un abbraccio a Claudio, storico sbandieratore come Sergio, l’altro tuo figlio adorato recentemente scomparso.

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