Lecci, tigli, fiori stagionali – La città è tutta un vivaio
Ma prima c’è da capire come finirà lo scontro che di questi tempi più appassiona la politica aretina: è giusto abbattere i lecci che il Porcinai, il più grande architetto ambientalista del novecento, fece piantare ai giardini della stazione negli anni trenta?
Per l’assessore Gamurrini, non a caso ribattezzato assessore motosega, non ci sono dubbi: vanno tagliati e sostituiti con i tigli.
Il Pd che sembrava aver perso la voce, la ritrova proprio sulle piante: e va anche al mercato di Via Giotto per raccogliere le firme contro l’abbattimento dei lecci ormi storicizzati, anche se il Porcinai quando piantò i lecci, li piantò proprio perché il vivaista di Pescia i tigli li aveva finiti.
Ora l’assessore motosega si riscopre vivaista e punta sui tigli che d’inverno perdono le foglie e fanno passare la luce.
Ma quella sulle piante non è la sola guerra tra i vivaisti della politica aretina.
C’è anche quella dei fiori: è vero che a pagare le petunie di piazza Guido Monaco ci pensa l’Aisa, ma quando arriva l’inverno e, se si vuol mantenere la piazza fiorita, e al posto delle petunie, ci vorranno le primule, le ripaga ancora l’Aisa?
E’ qui che di questi tempi si giocano i destini della politica aretina.
Meglio i lecci o meglio i tigli, meglio i fiori stagionali o i fiori perenni?
Al governo della città ci vorrebbero i democristiani.
Risolverebbero tutto con i fiori finti.