Arrabbiato e deluso. Lo sfogo di Mario Palazzi
Mario Palazzi aveva collaborato sin dall’estate con i vari allenatori succedutisi alla guida della prima squadra, la sua Primavera (a prescindere dal nome che la sfrenata fantasia di chi non trova di meglio che gingillarsi con le ri-definizioni) superate le mille difficoltà del Covid era partita alla grande con tre successi ed un pareggio che la pongono ai vertici del girone, regalando finalmente un pensiero lieto a chi vive di cose amaranto. Eppure c’è stato l’esonero. Per capirci qualcosa di più abbiamo incontrato il vecchio collaboratore di Serse Cosmi. “E’ stato un episodio per me molto doloroso ” esordisce Palazzi, “Doloroso per la mia persona, per la mia professionalità perché a tutt’ora non conosco le motivazioni per le quali si è giunti a questa decisione ”. La società non ha motivato il suo provvedimento? “Sono stato chiamato a fine allenamento e mi è stato comunicato l’esonero giustificandolo con il fatto che facevo allenamenti troppo lunghi e che facevo giocare la squadra con un modulo diverso da quello della prima squadra ”. Beh, mica facile, con tre cambi in panchina e diverse soluzioni provate da tutti i tecnici che si sono succeduti, “Infatti, ma poi io non avrei avuto problemi a seguire le indicazioni se mi fossero state date. Nessuno mi ha mai detto niente ed io sono andato avanti per la mia strada ”. L’obiezione sulla durata degli allenamenti mi sa di scusa, “Io questo non lo so, posso solo dire a voi quello che è stato detto a me. Posso aggiungere che con i ragazzi non c’è mai stato alcun problema e che anzi erano loro che mi chiedevano di restare a lavorare sul campo ”. C’erano stati dissapori, screzi, diverse vedute con i responsabili della società? “Assolutamente no. Ovviamente ognuno ragiona con la propria testa ed io lo faccio con la mia. Da sempre e dovunque magari le società hanno interesse a promuovere certi investimenti, ma io nella mia qualità di responsabile della squadra, con 23/24 ragazzi a disposizione, ritengo di avere il dovere di essere paritetico, di tenere lo stesso comportamento e trattare alla stessa maniera tutti i ragazzi. Il principio sul quale io mi sono sempre basato è il merito. Se io giudico che un ragazzo in quel momento è più avanti di un altro scelgo di conseguenza con l’unico obiettivo di fare il bene della società per la quale lavoro ”. E ad Arezzo anche con un pizzico di cuore in più.. “Certamente, io con questa maglia sono cresciuto, sono aretino e sento l’Arezzo come una seconda pelle, per questo mi sento anche più motivato a far bene ”. Si diceva del merito..tanto più che a livello di campionato primavera si gioca già per vincere, “si parla di un livello dove punti al risultato e poi devi preparare i giocatori per andare in prima squadra, come abbiamo fatto lo scorso anno con Zuppel. Devi lavorare sulla mentalità, stimolare l’attitudine alla vittoria che va allenata. Se ti abitui a perdere perdi, invece bisogna stimolare e formare anche caratterialmente questi ragazzi perché acquisiscano una mentalità vincente e possano giocarsi le loro carte per il futuro “. Creare il famoso gruppo, “Assolutamente. Hai a che fare con ragazzi di 18, 19, 20 anni che non sono stupidi, capiscono benissimo le dinamiche del gruppo e chi lo guida per essere credibile deve essere paritetico nel trattamento riservato ai componenti, altrimenti perdi il controllo, perdi la stima ed è finita. Noi, nel settore giovanile, siamo anche dei formatori ”. Insomma un fulmine a ciel sereno difficile da mandare giù “Speravo che con il passare dei giorni la rabbia del primo momento si affievolisse, ma non è così. Non mi pare giusto. La squadra oltretutto era anche partita molto bene ( e voglio dire che spero continui a fare bene anche senza di me ) e le giustificazioni che mi sono state date non mi bastano ”. Se ne va scuotendo la testa, Mario Palazzi, che parlando si tormentava le mani per quella che sente come una punizione non meritata, un epilogo non previsto. Francamente, alla luce dell’opera sempre prestata per il club, dei risultati sul campo, della serietà e dell’attaccamento ai colori amaranto, riesce difficile farsi bastare le spiegazioni che sono state date al tecnico. Se c’è altro, nell’ottica della proclamata trasparenza di gestione, ci farebbe piacere saperlo.