Marzocchina e San Donato in Avane, la storia rivive con le iniziative in miniera

A dare il via alla manifestazione de “La Marzocchina” con la bandiera tricolore sono stati il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, il sindaco di San Giovanni Valdarno Valentina Vadi, gli organizzatori, rappresentanti Enel e di Confcommercio Valdarno. Due i tracciati su cui i “ciclostorici” hanno pedalato per questo undicesimo appuntamento della manifestazione: il “classico” da 39 km e il “lungo” da 62 km, studiati sia per i meno che per i più allenati, lungo le vie naturalistiche nel cuore del Valdarno, attraverso borghi e paesaggi incantati, di cui moltissimi chilometri di strade bianche per rivivere la storia della vallata racchiusa fra Arezzo e Firenze. Come ogni anno, è stata un’occasione unica per attraversare i percorsi sterrati e chiusi al traffico all’interno dell’area mineraria Enel di Santa Barbara, 1.600 ettari tra i territori comunali di Cavriglia e Figline Incisa Valdarno, grazie alla confermata e consolidata partnership con Enel.

Un momento particolare della giornata si è svolto con la consegna dei premi speciali ad alcuni partecipanti: i Memorial in ricordo di amici e figure storiche del ciclismo Valdarnese ed il Premio alla memoria di Omero Sguerri, collega Enel di Santa Barbara scomparso nel giugno 2020, grande professionista, appassionato della storia e dei progetti di riqualificazione e di sostenibilità ambientale dell’area mineraria. Culmine dell’iniziativa è stata la possibilità di sostare al ristoro sotto le maestose torri di raffreddamento della centrale Enel di Santa Barbara. La Marzocchina si è avvalsa del patrocinio dei comuni di San Giovanni Valdarno, Cavriglia, Incisa Figline Valdarno, della Regione Toscana, che sostiene la manifestazione anche con un contributo, e di Visit Valdarno, l’ambito turistico Valdarnese che contribuisce alla valorizzazione turistica dell’intera vallata.

 Nell’area dove sorgeva San Donato in Avane, invece, sono stati inaugurati i nuovi pannelli indicatori realizzati da Enel in collaborazione con l’associazione culturale “San Donato in Avane” e le Amministrazioni Comunali: i sei cartelli indicatori sono posizionati all’intersezione delle strade di comunicazione del paese scomparso con i paesi di confine (Meleto V.no -Gaville -Bomba ecc.) e contengono una narrazione storica delle vita del paese, corredata da foto di archivio di edifici e di macchinari tipici dell’escavazione, che a questa narrazione danno vita e spessore.

Al taglio del nastro hanno partecipato il Sindaco di Cavriglia Leonardo Degl’Innocenti O’ Sanni, il responsabile Enel siti termoelettrici di Santa Barbara e Pietrafitta Paolo Tartaglia, il presidente dell’Associazione San Donato in Avane Piero Secciani e altri rappresentanti istituzionali del territorio.

Si è trattata di un’iniziativa di profondo valore storico e turistico, ma capace soprattutto di incuriosire le nuove generazioni, instillando in loro il germe della memoria del paese che fu e della vita che si dipanava fra le sue case e le sue strade, prima di essere sacrificato per esigenze estrattive. Proprio per rafforzare il valore della memoria,  Enel è attiva con le scuole, con il tessuto associativo e con le istituzioni per dare la possibilità di visitare e conoscere l’ex area mineraria, la più grande miniera a cielo aperto d’Italia che tanto ha rappresentato per lo sviluppo economico e sociale del Valdarno e che oggi è oggetto di uno dei più significativi interventi di riqualificazione e di sostenibilità ambientale sul territorio italiano. Il progetto quest’anno vede protagonista l’Istituto “Vasari” di Figline e Incisa Valdarno, che ha svolto appunto attività didattica in area mineraria.

Breve cronistoria dell’area mineraria

La lignite è stata estratta industrialmente dal XIX secolo fino alla prima metà del ‘900 con numerose miniere in galleria, un’attività mineraria che è stata alla base dello sviluppo industriale siderurgico del Valdarno; negli anni ’30 fu realizzata una centrale termoelettrica alimentata a lignite, distrutta al passaggio del fronte nella Seconda Guerra Mondiale. Intorno alla metà degli anni ’50 fu ricostruita la centrale termoelettrica di Santa Barbara: per alimentarla fu avviata la coltivazione “a cielo aperto” con moderne macchine di scavo, attraverso movimenti di terra per spostare gli strati di copertura del banco lignitifero. Nel dettaglio, l’escavazione del minerale a cielo aperto ebbe inizio nel 1956; dopo aver estratto complessivamente 43,6 milioni di tonnellate di lignite, il 29 marzo 1994 è stata ritirata dal fronte di scavo l’ultima macchina ancora presente. Quando ebbe inizio l’attività, che per circa mezzo secolo ha rifornito la centrale elettrica, La lignite si trovava ad una profondità di circa 100 metri e negli anni è stato necessario movimentare terra per 400 milioni di metri cubi. Dopo il 1994, quando l’attività con la lignite è cessata, le due unità termoelettriche della centrale S. Barbara hanno proseguito l’esercizio alimentate ad olio combustibile fino all’entrata in servizio, nel 2006, di una nuova unità a ciclo combinato, tuttora in funzione, costruita con i migliori standard ambientali e alimentata a gas naturale, per una potenza di 392 MW. Nel sito produttivo della centrale è stato recentemente realizzato il TES, Thermal Energy Storage, un innovativo sistema di accumulo sostenibile basato sull’utilizzo di pietre, ed altre attività innovative sono in corso.

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