A.A.A. Cercasi squadra capace di lottare per la salvezza

Esce male l’Arezzo dal sabato di Pasqua al Braglia di Modena. Il problema non è solo a sconfitta, che poteva starci in ragione sia delle numerose assenze che della differenza in classifica tra le squadre, quanto piuttosto nella prestazione modesta e a tratti svogliata che ha caratterizzato la partita. Neppure l’avvio promettente, con l’Arezzo che per una ventina di minuti è stato bene in campo trovando anche il gol al termine di una ben orchestrata ripartenza (e seppure con la non insignificante complicità del portiere ospite che smanacciando il pallone lo ha tolto dai piedi del suo difensore e consegnato a Perez per il comodo tap-in), è servito a dare fiducia e continuità alla squadra. Con il passare del tempo abbiamo perso metri, concesso ad un Modena frastornato dallo svantaggio di rifarsi sotto e pareggiare grazie anche ad uno dei tanti errori in uscita da cui è scaturito il calcio d’angolo che Zaro ha trasformato nel gol del pareggio. Il fatto è che a dispetto delle impressioni positive, condizionate da qualche buon risultato quasi mai accompagnato da una vera idea di gioco, anche il girone di ritorno sta proseguendo sulla falsariga di quello ascendente. Non allo stesso tragico modo (sarebbe stato umanamente quasi impossibile) ma anche l’Arezzo-3, puntellato con tanti giocatori e con ingenti spese, non ha collezionato che 14 punti. Tradotto in una ipotetica classifica riferita solo alla seconda parte di campionato, peggio di noi hanno fatto solo Legnago (13 punti) e Ravenna (8). Come noi Cesena (ma ha una gara in meno) Carpi ed Imolese. Il Fano ha fatto 16 punti, la Vis Pesaro 19. Insomma, numeri alla mano saremmo comunque a giocarcela per un posto nei play-out. Purtroppo lungo questi mesi non siamo mai riusciti a trovare né uno schema, né un’idea di gioco plausibili. Siamo in difficoltà quando abbiamo palla perché le soluzioni latitano, il movimento è poco e gli errori di palleggio sono sempre in numero impressionante, vanificando anche qualche spunto che potrebbe, di tanto in tanto, rivelarsi interessante.  In più la squadra è lenta, non riesce quasi mai a creare superiorità perché non sa fare giocate in velocità e non ha uomini che saltano l’avversario (ci prova Iacoponi che però non è più una sorpresa ed ora che è atteso e marcato duro paga anche la mancanza d’esperienza). Il risultato è che alle due punte (qualunque sia la scelta del tandem d’attacco) arrivano pochi palloni e sovente ingiocabili. Quando Stellone prima della partita di Modena citava i 33 cross effettuati contro il Sud Tirol come un elemento positivo della manovra, mi è venuto da pensare che se con un numero così elevato di palloni buttati in area non riesci a creare una sola vera palla gol (ciò che è avvenuto a Bolzano) più che da compiacersi, c’è da preoccuparsi. E questo dell’atteggiamento è un altro elemento che non convince. La rabbia, la cattiveria agonistica, la determinazione non ci sono (o almeno non si vedono). Una squadra con le decantate qualità dell’Arezzo dovrebbe affrontare le partite a morsi per portarle dalla propria parte ed invece si vedono atteggiamenti che sembrano di sufficienza, errori di concentrazione, smagliature da squadra appagata. C’è un Ravenna decimato da Covid, infortuni e squalifiche che non pare in grado di risalire la china, ma se siamo questi diventa un grattacapo grosso anche giocarcela (presumibilmente da posizione svantaggiata) nel doppio confronto salvezza contro avversari magari tecnicamente meno dotati, ma agonisticamente più pronti, senza dimenticarci il rischio “forbice” rispetto alla quintultima che ci condannerebbe anche con il penultimo posto.  Abbiamo ancora un paio di settimane per decidere in maniera definitiva il nostro futuro, ma contro Vis Pesaro e Legnago servirà (se c’è) un Arezzo diverso.

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