Arezzo, a Civita Castellana partita da bassa Serie D
E’ vero che con un po’ di fortuna, nei minuti di recupero potevi anche vincerla, perché il Flaminia era vistosamente sulle gambe, ma sarebbe stato un premio troppo generoso per una prestazione comunque incolore. Trame di gioco non se ne sono viste, alcuni interpreti sembrano la controfigura di quelli che ci avevano fatto sperare in una possibile rimonta, su tutti Pizzutelli, involuto e nervoso tanto da prendersi anche un giallo dalla panchina; ma anche Strambelli pare appannato e intristito in dribbling che ormai gli avversari hanno imparato a memoria, Cutolo ha retto un tempo su discreto dinamismo e poi è calato vistosamente nella ripresa, anche il guerriero Lomasto, errore a parte, è parso stranito tanto da venir sostituito da Mariotti ad inizio secondo tempo. Si è visto il solito generoso Foggia, che però continua a litigare con il gol (e sì che in almeno tre occasioni ha avuto la palla buona per colpire), nell’insieme una squadra per lunghi tratti sgonfia, quasi demotivata, che non ha saputo approfittare di un avversario in evidente crisi atletica per oltre mezz’ora nel secondo tempo (i laziali avevano 24 ore di riposo in meno di noi, oltre ad una rosa infinitamente meno profonda e qualitativa). Anche questa volta non c’è stata traccia di quella superiorità tecnica che pure dovrebbe esserci, di quella sana prepotenza agonistica che dovrebbe accompagnare una squadra con il nostro blasone e con il nostro obiettivo, una meta ormai smarrita dentro una gestione improponibile i cui effetti, se erano già evidenti un anno fa, sono oggi talmente macroscopici da essere balzati alla vista anche di chi, per amore o per convenienza, non li aveva mai voluti vedere. Il campionato va avanti, con soddisfazione pari a zero ed entusiasmo anche meno. Domenica si torna al “Città di Arezzo” contro Unipomezia ed il clima sarà surreale in campo e fuori.