Arezzo calcio, sensazione fastidiosa e dolorosa

Vien la depressione soltanto a guardare la classifica ed i numeri ad essa correlati in fatto di media punti e di gol fatti e subiti e la sensazione fastidiosa e dolorosa è quella di essere entrati in una di quelle annate maledette dalle quali non sai come fare ad uscire. Contro un Modena arrivato al “Città di Arezzo” con credenziali piuttosto alte, gli amaranto di Camplone hanno interpretato bene il primo tempo, restando compatti e corti ed affidandosi alle ripartenze, giacché il fiato e forse anche le idee per menar la danza latitano. Purtroppo la solita “svista” difensiva ci ha messi sotto e la condizione atletica precaria e quella psicologica in deciso calo hanno fatto il resto. Solo negli ultimi dieci minuti abbiamo provato a raddrizzarla ma senza grande convinzione e comunque creando pericoli assai relativi per la porta gialloblu. Forse non ci sarà un problema di morale basso, ma che manchi la fiducia nei propri mezzi pare evidente nei contropiedi abortiti anche quando siamo in superiorità numerica, nella fitta rete di passaggi all’indietro, nell’impatto devastante che il vantaggio avversario provoca, nell’atteggiamento della squadra in campo. Dopo il gol di Monachello l’Arezzo è scomparso per venti minuti durante i quali la squadra di Mignani ha gestito a piacimento la partita, sfiorando in almeno un paio di occasioni il gol dello 0-2. Stavolta ci ha messo del suo anche il mister, evitando di ricorrere ai cambi quando appariva evidente che si era sulle gambe e che si faceva fatica. La reazione del finale è stata più nervosa che logica, più d’orgoglio che di idee e non cambia il fatto che il temuto “tour de force” sta lasciando scorie pesanti nella testa e nelle gambe. Cutolo, spremuto fino all’inverosimile, accusa pesantemente la stanchezza e manca di reattività e di lucidità pur conservando intatta la generosità e l’attaccamento alla maglia, Arini risente del fatto di essere stato giocoforza catapultato in questa giravolta di partite senza tregua in carenza di un’adeguata preparazione, lo stesso Bartoletti che ha nel podismo la sua qualità migliore rischia di andare fuori giri e di fare la trottola impazzita e senza costrutto. Non può bastare Belloni a cantare e portare la croce, una volta esterno basso, un’altra mezzala, poi esterno d’attacco… finisce stremato e senza assistenza da parte di compagni che non sai se sono più intimiditi dal marasma e dalla tragica situazione di classifica o estenuati da un correre senza risultato. Per come stanno le cose oggi anche l’utilizzo di Cerci diventa un lusso superfluo; giocatore dalla tecnica raffinata ma dal dinamismo assolutamente modesto, non adatto alle battaglie da salvezza, finisce spesso estraniato dal gioco e sovrastato dai difensori avversari che a questi livelli del blasone se ne sbattono alquanto. Pesenti, povera anima, anche lui in affanno fisico, lotta per un tempo, cercando di dare profondità e di fare da sponda per nessuno, dato che nessun compagno lo asseconda. Palle giocabili per le sue caratteristiche manco l’ombra. Manovra offensiva affidata quasi sempre al caso, nessuno che attacchi il primo palo sui cross o sui calci d’angolo. Così, oggettivamente si fa dura a prescindere dalla squadra che trovi davanti. Ora che tutto è perduto fuorché l’onore, ci restano 270 minuti da giocare prima di Natale contro avversari diretti sulla asperrima via della salvezza. Provarci è un dovere, crederci un obbligo.

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