Arezzo e Sangio, giusto pari

Si rivedono bandiere in curva nord, con un encomiabile sostegno dei tifosi del Marzocco alla squadra. Resta silente la Minghelli, con gli ultrà che specificano con apposito striscione che senza le richieste garanzie continueranno a stare sull’Aventino di San Cornelio. L’approccio alla gara dei ragazzi di Mariotti è stato blando, poco incisivo, con un centrocampo dove mancavano gli strappi di Marchi e i due esterni bassi che si inserivano tardi e male. I primi 25 minuti sono filati via con la sensazione che il risultato non si sbloccasse più per l’incompiutezza offensiva dei biancoazzurri che per merito di un atteggiamento propositivo dei padroni di casa. Dalla mezz’ora in poi l’Arezzo ha aumentato la velocità del giro palla ispirato da un Calderini in versione “predicatore nel deserto” ed ha costruito, soprattutto da palla ferma, almeno 5 nitide palle gol fermate due volte dai legni, due da Cipriani (bravo su Frosali e Persano) ed una dall’imprecisione di Persano. Vero che la Sangio ha avuto le sue opportunità in ripartenza con Bellini (palla sciaguratamente persa a centrocampo) e proprio allo scadere con il centravanti Polo che ad un metro dalla porta ha mandato incredibilmente fuori, ma la sensazione generale era che gli amaranto stessero portando dalla loro parte l’inerzia della gara. Il secondo tempo invece ci ha riservato un Arezzo moscio, svogliato, consegnatosi quasi senza combattere al palleggio ordinato degli ospiti, che dopo essersi divorati un’occasione colossale sempre con il numero 9 Polo ed essere andati in superiorità numerica per l’espulsione di Biondi (doppio giallo) trovavano il vantaggio su una mezza dormita della difesa che sbagliava a chiamare un fuorigioco e metteva da solo davanti a Colombo il fino ad allora inconsistente Akamaddu; dribbling e appoggio nella porta sguarnita. C’est plus facile. Con un giocatore in meno e sotto di un gol l’Arezzo ha saputo reagire. Senza lucidità, affidandosi ancora e sempre all’estro di Calderini, ma la reazione c’è stata, complice anche un vistoso calo fisico dei ragazzi di Firicano. Il pari l’ha firmato l’olandese Van der Velden, subentrato a Benedetti per ridare equilibrio alla squadra dopo l’espulsione del capitano Biondi ed è stato il giusto epilogo di una partita che nel complesso nessuna delle due meritava di perdere. Per gli amaranto sicuramente un passo indietro dopo le buone prestazioni ante-sosta, soprattutto dal punto di vista dell’atteggiamento. Si è fatto fatica a vedere un’azione vera e il più delle volte pareva che lo schema fosse “palla a Calderini e poi si vede…”. Nel post partita Mariotti si è lamentato del fatto che il buon Elio sia frequentemente arretrato troppo per giocare la palla, finendo con lo spendere molte energie e ridurre la sua pericolosità. Ora, il tecnico romano ha certamente ragione, ma scorrendo il taccuino degli appunti, trovo annotato intorno al 25° del primo tempo “Calderini retrocede a centrocampo per recuperare una palla”, perché non c’era stato verso di recapitargliene una decente fino ad allora. La situazione si è ripetuta spesso durante la partita e benché il tifernate sia in forma splendida e di una categoria decisamente superiore rispetto al modesto campionato di serie D, se ti appoggi su una sola soluzione per risolvere le gare, diventa dura. Comunque: intanto ottavo risultato utile di fila e mercoledì si torna in campo con il Tiferno, bastonato a domicilio dal Follonica-Gavorrano. Bisogna ritrovare il filo dei tre punti per continuare a correre verso un play-off che servirà o no per il ripescaggio (nebbia fitta al riguardo), ma che serve di sicuro per l’onore dei nostri colori.

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